J -Ax non sbaglia un colpo. La sua «Ostia Lido» è Platino e ha superato i 30 milioni di visualizzazioni su YouTube. I festeggiamenti per i 25 anni di carriera all’inizio prevedevano solo cinque concerti al Fabrique di Milano: date raddoppiate (tutte sold out) e poi trasformate in un tour che dopo la pausa estiva avrà una coda a settembre «Sono fortunato, duro da così tanti anni che sono diventato un classico». All’Arena di Verona si è esibito davanti a novemila persone. «Su quel palco ero già salito diverse volte, anche con Fedez per Comunisti col Rolex. Ma riempirlo da solo e con poco preavviso è stata una bella soddisfazione, ci si monta la testa».
Come nasce Ostia Lido?
«Ho l’accesso a posti esclusivi, ma quando ci sono andato mi sono annoiato. Mi diverto di più in situazioni normali, con gli amici. Da lì è nata Ostia Lido: tutti vogliono fare i fenomeni per condividere sui social la loro vacanza. Mi sono detto voglio il posto meno esotico, dove si mangia bene. Negli anni 90 andavo a molte feste in spiaggia a Ostia».
Che estate è per lei?
«Per la prima volta dopo anni riesco a coniugare lavoro e famiglia. Fra qualche giorno partirò per la Florida, dai genitori di mia moglie».
Qual è la sua America?
«Non è Miami, New York o Los Angeles, nessuna città liberal. Vado nel cuore degli Usa, due ore da Georgia e Alabama. Conosco bene la mentalità delle persone, per questo avevo previsto la vittoria di Trump. La provincia americana mi fa pensare a come sarà quella italiana: stesse problematiche ma non stessi meriti e diritti»
Per esempio?
«La nostra classe media è stata massacrata come negli Usa. Con la differenza che i nostri stipendi sono fermi a vent’anni fa, i loro no. Ci sono gli stessi problemi politici che derivano dalla destra e dal populismo».
L’immaginario Usa è anche legato alla musica.
«In Florida si sentono rap e trap, in radio passano classic rock. Nei locali dove vado c’è sempre qualcuno che suona e per i nostri standard fanno paura. Andrò al concerto di Blink 182 e Lil Wayne, il biglietto me lo ha regalato Rovazzi per il mio compleanno».
E in Italia?
«La scena è vivace, siamo in un periodo di transizione, i ragazzi ascoltano musica diversa da quella dei fratelli più grandi e dei genitori».
Chi le piace?
«Salmo, Achille Lauro e fra i più giovani Massimo Pericolo».
Cosa è successo al rock?
«Da noi il grande handicap è di non riuscire a comunicare con i testi. Lo hanno fatto Vasco e Ligabue, raggiungendo il successo. In America ci sono i Greta Van Fleet, band di ventenni che fa rock alla Led Zeppelin e ha un successo mondiale. Il rock è vivo. La musica è ciclica, tutto va e torna».
La trap domina…
«Le classifiche si fanno anche in base allo streaming, la piattaforma più usata fra i ragazzi che tengono in piedi il mercato. E la trap è immediata… in fondo è rap, era ora che dominasse il mondo!».
Ha mai subito censure?
«Con gli Articolo 31 abbiamo cantato Ohi Maria (sulla marijuana ndr) a Domenica In ed è successo un casino, per un po’ non siamo tornati in Rai. Poi ci sono i miei litigi con il ministro dell’Interno su Twitter. Non ho mai subito una censura dichiarata, ma è chiaro che se ti esponi da una certa area le offerte di lavoro diminuiscono».
Dicono che la sua creatività abbia avuto una scossa dopo il tour con Fedez.
«Gli hater sostengono che sono rinato dopo quel tour, non è vero. Sono rinato con Il bello di essere brutti, nel 2014, per quell’album ho vinto quattro dischi di Platino come Comunisti col Rolex. Io e Fedez volevamo una pausa dalle nostre carriere da solisti per questo abbiamo lavorato insieme. Poi è diventata una roba grossa pure quella».
Il nuovo album?
«Ho una ventina di demo. Sarà attinente alla realtà».
Il suo futuro in tv?
«È stato riconfermato All together now, con Michelle Hunziker. Mi trovo bene con le donne al comando. Anche con Raffaella Carrà a The Voice: è un mito. Quando registravamo e diceva: “È tardi, torno a casa” si smetteva tutti. Mi piace fare il capitano, ma il generale deve essere donna».
Sandra Ceserale, Corriere.it