Troppo magre per essere in salute. L’ultima moda social consiste nello scagliarsi contro le donne dello showbusiness, accusandole di promuovere modelli di bellezza perversi. L’ultima, in linea temporale, ad aver replicato alla cattiveria virtuale è Elena Santarelli, ma, nella lista nera delle «esilissime», sono finite (anche) Martina Colombari e Angelina Jolie.
Troppo grassa, troppo magra. Troppo seno o troppo poco. Troppo Photoshop. Troppo trucco. Troppo tutto, ed il contrario di tutto. Troppo, purché il «troppo» conceda la possibilità di vomitare online, su Instagram o dove altro poco importa, la sequela infinita delle proprie frustrazioni. I social network, nel tempo, hanno visto sorgere il regno degli haters, che colpiscono l’estetica, la moralità e l’etica altrui, in una spirale confusa, dove l’apparenza è un indice (supposto) del valore individuale.
A farne le spese, su tutte, sono state le donne in vista, bullizzate perché scosciate, perché madri, e mai buone, perché truccate o perché grasse. Bullizzate, infine, perché magre, troppo per potersi dire in salute. Lo skinny shaming, com’è stata ribattezzata la ventata di odio che, sui social, ha portato gli haters a scagliarsi contro donne considerate troppo esili, è l’ultima tendenza in fatto d’odio. Ed è tanto diffusa da aver spinto Elena Santarelli a prevenirla.
La showgirl, in un recentisismo post pubblicato su Instagram, si è sentita di dover rispondere ad alcune «domande» prima ancora che qualcuno potesse porgergliele. «Il mio metabolismo corre veloce e io non posso farci nulla: mangio e gli addominali in vista sono genetica», ha scritto la Santarelli, ultima, in linea temporale, ad essere attaccata perché dotata di un fisico perfetto.
A scontare la furia di quanti, oggi, rivendicano una bizzarra forma di orgoglio mediterraneo, sono state – tra le altre – Chiara Biasi, presa di mira perché «anoressica», Carlotta Ferlito, che nelle foto in costume avrebbe «dimenticato di indossare le tette», Asia Argento e Lily Collins, Lily-Rose Depp e Angelina Jolie. E poco importa, agli odiatori di professione, che un tempo a essere oggetto di sberleffo fossero i rotolini di troppo, i piccoli buchetti lasciate su cosce famose (e non) dalla cellulite. La magrezza, oggi, è il nuovo demone da ostracizzare. Pure quando non ha nulla di patologico. Pure quando è frutto di buona lena, di ore spese in palestra. Pure o, forse, soprattutto, quando è conseguenza di un corredo genetico invidiabile. Ché la storia è sempre la stessa: quando la volpe non può avere l’uva, la schifa. E, allora, il commento è selvaggio: la bellezza viene fatta a pezzi e i disturbi alimentari, quando ci sono, «curati» a suon di: «Fai schifo, vergognati».
Claudia Casiraghi, Vanity Fair