Nel 2011 ho fatto coppia al cinema con Adam Sandler in Mia moglie per finta, quest’anno sono sua moglie in Murder Mystery targato Netflix (nelle sale dal 14 giugno)». Jennifer Aniston riflette sul tempo che passa, «ma posso dire che il mio mestiere continua a stimolare la mia curiosità». L’aspetto, nel mentre, resta quello da eterna ragazza californiana, anche se oggi ha compiuto 50 anni. Lei se la ride dei commenti sulla sua età: «Non ho alcuna intenzione di “ricominciare” la mia vita, come ogni tanto leggo sui giornali, ma intendo semplicemente continuarla. Però lo schermo ti mantiene giovane: per tanti io resto e sarò ancora a lungo la Rachel Green di Friends». Anche se «oggi mi sento molto simile alla mia Audrey di Murder Mystery, che fa la parrucchiera e decide di fare il viaggio di nozze sempre rimandato in giro per l’Europa con il marito poliziotto».
Prosegue: «Il film è stato un regalo per me che amo viaggiare e che, pochi lo sanno, ho anche sangue italiano da parte materna. Girare in Italia, in particolare per gran parte del film nei dintorni del lago di Como, è stata un’iniezione di bellezza. E anche di spericolate azioni: la nostra coppia si trova invischiata in rocambolesche avventure tra Monaco e l’Italia, unendo il thriller alla commedia. In generale, credo al cinema moderno, che si guarda su piattaforme diverse: non a caso ho sempre interpretato piccoli film indipendenti ma anche blockbuster di largo consumo. Senza dimenticare le serie televisive». Che l’hanno resa amatissima negli Usa dal pubblico che, non a caso, l’ha sostenuta prima e dopo la separazione dal marito Brad Pitt, sposato a Malibu nel 2000. Cinque anni dopo le nozze, la rottura. Mentre Pitt già si faceva fotografare, posando sulle copertine dei rotocalchi con Angelina e i figli da lei adottati, fu l’unica volta in cui l’attrice dichiarò «mi pare una scelta di dubbio gusto e misura».
Il lapidario commento fu il solo dell’attrice, che nel metre è stata abilissima nella carriera a coniugare prima di tante colleghe il binomio cinema e tv. E, soprattutto, a scansare l’etichetta pericolosa di moglie abbandonata. Racconta: «Sono nata a Los Angeles, nella Valley, e anche se poi ho abitato a Malibu e Beverly Hills, amo tutta la mia immensa e multirazziale metropoli. Mi piacciono anche i film che hanno interpreti di diverse nazionalità ed età. Infatti era bellissimo avere sul set anche Terence Stamp, un attore che prediligo: non mi stancavo, nelle pause, di chiedergli della sua esperienza in Tre passi nel delirio dove era il protagonista per Fellini dell’episodio Toby Dammit. Ci sono attori che parlano anche quando stanno zitti, Terence come Gene Hackman, che adoro. Non credo al mestiere di star, ma a quello della recitazione».
Non fa commenti sulla fine del suo secondo e breve matrimonio con Justin Theroux, ma dichiara: «Nella vita è importante saper conservare amicizie maschili e femminili. Essendo figlia unica, credo alla solidità del legame d’amicizia nell’importanza che hanno quando devi affrontare momenti belli o meno. Mio padre è stato un attore di soap opera, i miei genitori divorziarono quando ero adolescente, ma solo il tempo ti aiuta a valutare bene i rapporti e anche questo racconta Murder Mystery. Mi piacerebbe molto dargli un seguito, iniziare una sorta di serie cine/televisiva». E ancora: «Hollywood oggi ha anche bisogno di continuità nei prodotti, specie per le generazioni che sono cresciute con la tv e i nuovi media . In televisione provo a farlo con “The Morning Show” che affronta la vita dei presentatori americani quando fanno colazione prima di andare al lavoro».
Parlando di donne, non ha dubbi: «Solo se riesci sempre ad essere davvero indipendente, con molto o con poco, sei forte come donna e questo vale specialmente ne tempi del MeToo. Indipendenza vuol dire anche meditazione e saper sempre continuare con i bagagli di errori che ti porti dietro. Lo devi fare a 30, a 50, a 70 anni. Celebrando anche i mutamenti del tuo corpo e senza scoprirti vittima dei tuoi legami». Ci tiene a dire che legge sempre i giornali, sorvolando sui gossip: «Alcuni su di me sono stati davvero di cattivo gusto. Nei quotidiani invece cerco spunti per le storie che voglio raccontare sullo schermo. La vita è il tuo show personale, anche se non sei un protagonista del cinema. Nella vita reale lo può essere chiunque, noi come il nostro vicino di casa che ha affrontato le sue personali sfide. Guai ad arrendersi, a mollare. Questo me lo sono detta a trenta come a cinquanta anni. E me lo ripeterò in quelli a venire».
Giovanna Grassi, Corriere.it