Speranze per l’Italia con Marco Bellocchio e Favino
La discesa in campo dell’atteso film di Quentin Tarantino, C’era una volta a… Hollywood, non cambia molto gli scenari del Totopalma di questa 72/a edizione del Festival di Cannes che vede ancora fermamente in testa Almodovar con Dolor y gloria, poetica biopic del suo autunno creativo. E, sempre restando ai grandi vecchi, possibilità anche per il metafisico Terrence Malick che con A Hidden Life torna alla narrazione e ai suoi interrogativi esistenziali, ovviamente senza risposte. Infine Ken Loach con Sorry We Missed You film perfetto in quanto ad analisi dello status quo del capitalismo. Sul fronte Italia, aspettando le critiche internazionali, speranze per il nostro Marco Bellocchio e Il traditore e ancora di più per Pierfrancesco Favino, un Buscetta perfetto.Ma con una giuria composta a maggioranza di registi, attenzione più che mai agli outsider capitanati da due film: Parasitee Portrait of a Lady on Fire. Intanto Parasite di Bong Joon-ho è un film che sembra scritto per i festival. Ricchi contro poveri in Corea: i poveri puzzano un po’ troppi per i ricchi, o almeno, è quello che capita nel film che si può sintetizzare come un Loach con finale tarantiniano. Portrait of a Lady on Fire di Céline Sciamma ha la particolarità poi di essere un film totalmente al femminile (nessuno uomo sulla scena, ma solo evocato). Il film racconta la storia di un’amicizia tra due donne, un’artista e la sua modella, un’amicizia che, lentamente quanto inesorabilmente, sfocia nell’amore più puro quanto sconveniente. Dopo queste teste di serie troviamo ancora come papabili Les Misérables, Atlantiques e il cinese The Wild Goose Lake. Les Misérables di Ladj Ly ha la forza dell’attualità politica. Di scena bande delle banlieue parigine, ovvero gitani, fratelli musulmani, papponi, prostitute nigeriane, ladri e i poliziotti. Nessun ricco all’appello, solo gente che si arrangia, poveri, ‘ultimi’ che vivono nel quartiere di Montfermeil proprio dove era ambientato il romanzo di Victor Hugo. Atlantiques di Mati Diop, regista di origine senegalese, racconta non solo di boat-people che dal Senegal si imbarcano verso la Spagna, ma anche di chi resta e aspetta e questo attraverso una storia d’amore. The Wild Goose Lake di Diao Yinan, thriller-noir, atmosfera che ricorda ‘Blade Runner‘ (piove sempre), l’anima nera, acida, della Cina di provincia. Una Cina piena di ruggine, muri sporchi, rumori, sparatorie, sangue, gente trapassata da ombrelli e anche con quel tanto di sesso che basta.
Francesco Gallo, Ansa