‘Game of Thrones’, il rintocco delle campane risuona sul campo di battaglia

‘Game of Thrones’, il rintocco delle campane risuona sul campo di battaglia

Fan destabilizzati e sorpresi per il penultimo episodio della serie, ‘The Bells’, che i media definiscono “sanguinolento oltre le aspettative” e “un imperdonabile sinfonia di arbitraria distruzione”. Per chi non avesse ancora visto la puntata attenzione allo spoiler

Settantotto minuti dentro il penultimo episodio del Trono di Spade senza ritorno. La Battaglia di Approdo del re, la capitale dei Sette Regni, o “L’ultima guerra” come preferisce chiamarla Daenerys Nata dalla Tempesta (Emilia Clarke), fa lo stesso effetto di un Clint “Occhi di Ghiaccio” Eastwood d’antan. Secondo Usa Today “la serie, sovversiva come i pistoleri di una volta, ormai si è bruciata completamente”; per Polygon, The Bells, quinta puntata dell’ottava stagione di Game of Thrones scritta da David Benioff & D.B. Weiss e diretta da Miguel Sapochnik, “è sanguinolenta oltre le aspettative”. IndieWire, invece, preferisce il tiro al bersaglio: “Il finale è un imperdonabile sinfonia di arbitraria distruzione”. C’è una comunità di fan che si sente esclusa dopo aver visto l’episodio che mette una taglia all’arrivederci a Game of Thrones. Siamo passati da campagne marketing fatte di biscotti Oreo, make-up e soft drink di proprietà di PepsiCo (2011) a memes e gifs animate su Tumblr e Twitter (2019). Che cosa resta allora del Trono dopo l’attesissimo episodio cinque? (attenzione spoiler) Tutti gli indizi accumulati nelle otto stagioni della saga di George R. R. Martin sono qui: dai bivacchi infuocati alla resa dei conti tra Sandor “Il Mastino” e Gregor “La Montagna Che Cavalca” (durante la prima stagione, il combattimento fu bloccato dal sovrano Robert della Casa Baratheon), fino all’addio di due personaggi storici della serie nella Fortezza Rossa, sullo sfondo dell’ira e del fuoco di Daenerys. Un destino che George R. R. Martin aveva lasciato incombere sin dalle sue Cronache del ghiaccio e del fuoco: “Non posso morire se Cersei vive”, Jaime riflette a un certo punto di Tempesta di spade, terzo capitolo della saga, preceduto da Lo scontro dei re e seguito da Il banchetto dei corvi. “Moriremo insieme, così come siamo nati insieme”. E ancora: “Se eravamo morti, lo avrei saputo” Cersei dice a Kevan Lannister, fratello minore di Tywin, in un passaggio di Una danza con i draghi (quinto libro delle Cronache). “Siamo venuti al mondo insieme. Non se ne andrebbe senza di me”. Come sottolinea Time, Cersei fa un discorso simile a Ned Stark nella stagione 1 di Game of Thrones. “Jaime e io siamo più di fratello e sorella, condividiamo un utero, siamo venuti al mondo insieme – ci apparteniamo”.Tra gli appassionati, la convinzione che Jaime potesse far fuori Cersei era diventata un ritornello a cominciare da quel flashback nella stagione cinque, dove Maggy La Rana, strega dei boschi di Lannisport, predice il futuro a una giovane Cersei: “Non sposerai mai il principe, non sposerai mai il re”, le dice. “Sarai una regina, per un po’. Poi ne arriva un’altra, più giovane e bella, che prenderà tutto quello che hai. Il re avrà venti bambini, e tu ne avrai tre”. Ora che siamo al round finale, le predizioni si sono tutte avverate: da ragazza Cersei è stata promessa a Rhaegar Targaryen, il primogenito di Aerys II e principe di Roccia del Drago, per poi sposare Robert Baratheon.Durante il matrimonio, il sovrano ha popolato il regno di figli illegittimi mentre Joffrey, Myrcella e Tommen (tutti morti) sono nati dalla relazione incestuosa tra Cersei e Jaime. Le giovani regine? Margaery Tyrell e Daenerys avrebbero qualcosa da ridire a questo riguardo. E in tema di profezie, nei romanzi di Martin, c’è una frase che la serie tv ha lasciato fuori dagli schermi: “And when your tears have drowned you, the valonqar shall wrap his hands about your pale white throat and choke the life from you” (“E quando le tue lacrime ti avranno affogato, il valonqar stringerà le sue mani attorno alla tua candida gola, strappandoti la vita di dosso”). Il termine “valonqar”, in alto valyriano, significa “fratello minore”. Potrebbe quindi trattarsi di Tyrion ma Jaime è il gemello secondogenito.Il rintocco delle “campane” che danno il titolo al penultimo episodio del Trono di Spade è sia quello ignorato da Daenerys da dentro la roccaforte di Approdo del Re – la Regina degli Andali, dei Rhoynar e dei Primi Uomini, tutta tattica e zero empatia, lancia un torrente di fuoco di drago dal cielo, porta morte tra i civili e trasforma le cappe dorate in un museo delle cere – sia quello di Jon (Kit Harington), Arya (Maisie Williams) e Tyrion (Peter Dinklage) lasciati nel buio della cenere a osservare la fine. Il regista Miguel Sapochnik, dietro la macchina da presa anche nell’episodio La Lunga Notte, inquadra dall’alto i suoi eroi mancati, mai perdonati, mai in pace, e ci lascia, destabilizzati e sorpresi, con la domanda delle domande: “Chi salirà su quel Trono?”.

Filippo Brunamonti, repubblica.it

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