Lemme diventa consulente alimentare

Lemme diventa consulente alimentare

Sono vent’anni che fa perdere chili agli obesi. Pastasciutta a colazione, a volontà ma senza sale.  Pesce e carne ai pranzi principali, sempre nelle quantità desiderate purchè non salati. E i risultati appaiono misurabili: il girovita si assottiglia e l’ago della bilancia scende. Ma sono anche due decenni che lui, Alberico Lemme, farmacista di Desio – noto al grande pubblico per la sua partecipazione recente al Grande Fratello e a vari talk televisivi- è perseguitato dalla giustizia. Martedì però sembra sia arrivata la parola fine, con la seconda archiviazione del provvedimento per «abuso di professione medica» sancito dal tribunale di Monza.

Lemme si prende perciò la sua rivincita: «Lo Stato italiano mi ha così legittimato a svolgere legalmente la professione da me ideata, il farmacista consulente alimentare». Aggiunge di essere «il primo e unico al mondo». E a sua discolpa ricorda che «nessuno dei suoi clienti (che lui chiama «cadetti») ha mai sporto denuncia nei suoi confronti». Non ha danneggiato nessuno, Alberico Lemme. Ma dal primo giorno che ha deciso di estendere alle persone in sovrappeso i principi della sua filosofia del cibo, facendolo diventare un lavoro, ha ingaggiato anche quella che lui definisce «la sua lotta contro il sistema». Riceve la prima querela nel 2005 da un medico «che aveva finto di richiedermi suggerimenti sulla dieta», nel novembre dello stesso anno il Giudice archivia il fascicolo. Non c’è abuso della professione medica. Non ci sono cartelle cliniche, neppure prescrizioni di esami o farmaci. Dieci anni dopo, nel 2016, i Nas ispezioneranno la sede della «Accademia alimentare» di Desio, non trovando tracce di dispositivi medici o altro. «Nonostante ciò – racconta Lemme – nel 2017 dopo segnalazione di tre medici e della Federconsumatori, l’Ordine dei Medici di Roma presentava una seconda querela nei miei confronti sempre per abuso di professione medica. È inusuale in Italia riaprire un’indagine con lo stesso capo d’accusa se non si sono presentati, nel frattempo, nuovi elementi o modifiche del modus operandi. L’indagine è durata un anno. Dopo aver raccolto tutti i documenti e avermi interrogato, il giudice ha chiesto l’archiviazione. Ma l’Ordine dei Medici romano si è opposto. Finalmente martedì 7 maggio si è concluso anche questo strascico».

Nina Piancastelli, Ilgiornale.it

Torna in alto