«Ho un bel ricordo della mia Pretty Princess accanto a Julie Andrews. Ma quella ragazza era la protagonista di una favola. Oggi ho 36 anni, le donne anche sullo schermo hanno bisogno di confronti con la realtà. Non ho esitato ad affiancare in The Hustle (Attenti a quelle due) la simpatica Rebel Wilson per dare agli uomini diverse lezioni di comportamento». Sorride Anne Hathaway nel raccontare la sua commedia su due abili truffatrici che vogliono la rivincita contro gli uomini che hanno fatto loro dei torti. «Tutto è stato divertente e istruttivo perché sul set si parlava molto degli scontri e incontri dei due sessi nel mondo contemporaneo», spiega l’attrice, Oscar nel 2012 per il suo ruolo in Les Misérables.
Attenti a quelle due è la versione «femminista» di Due figli di… con Steve Martin e Michael Caine (1988) e I due seduttori (1964) con Marlon Brando e David Niven. «E’ arrivato il tempo di mescolare le carte e di appropriarci come donne di due personaggi scritti per gli uomini». Anne ha anche un altro film in uscita in Italia (Serenity con Matthew McConaughey) e sta girando alcuni episodi di una serie tv, Modern Love. «Avevo già lavorato in passato per il piccolo schermo e non mi sono lasciata sfuggire questa magnifica occasione».
Lei è molto richiesta dal cinema, perché teneva tanto a Modern Love?
«Perché, come quando ero una studentessa, sono una autentica fan della sezione «Modern Love» del New York Times in cui scrittori e persone qualsiasi raccontano un particolare rapporto che ha segnato le loro esistenze. In una società dove Internet offre soprattutto relazioni virtuali, gli individui hanno in realtà un bisogno estremo di contatti e scambi veri».
Lei si è sposata con Adam Shulman, tre anni fa ha avuto il suo primo figlio: il matrimonio è ancora un punto di arrivo per le donne?
«Lo è, ma le donne hanno imparato a essere anche autosufficienti. Io avevo bisogno di avere al mio fianco un vero compagno di vita. Adam era un attore, oggi è un creativo nel mondo dei gioielli e della moda. La maternità ti cambia, sposta i tuoi valori. Personalmente non sarei mai stata completa senza una positiva vita privata e in passato ho sofferto per diverse situazioni. E’ un passato lontanissimo da quello di oggi».
Quando ripensa alla sua carriera, quali sono i film che le hanno dato di più?
«Sicuramente I segreti di Brokeback Mountain e Il diavolo veste Prada sono state tappe importanti, come essere scelta da Jonathan Demme per Rachel sta per sposarsi, che mi ha regalato anche una nomination agli Oscar. Il personaggio della ragazza drogata che ritornava a casa per il matrimonio della sorella resterà sempre nel mio cuore. La natura umana è complessa, come lo è la vita, ma la mia Kym aveva anche bisogno di una esistenza regolare e quel suo riavvicinarsi alla famiglia di origine nascondeva anche i tanti problemi di ogni dinamica familiare».
In questo periodo non si girano più molte commedie in America. Ha scelto Attenti a quelle due anche per questo motivo?
«Mi piacciono tutti i generi cinematografici, dal western ai musical. Ho avuto molto dal mio lavoro, ho recitato con registi al culmine della creatività (penso a Tim Burton e alla regina Bianca che mi ha offerto in Alice in Wonderland). Mi piace essere diretta da donne. Spero un giorno di essere utile ai nuovi talenti».
C’è stato un momento in cui ha avuto timore di non riuscire nella carriera?
«No, ero determinata. Ricordo quando prendevo la metropolitana per andare alle audizioni e spesso ero rifiutata. Però mon mi sono mai sentita sconfitta. Mi considero una militante in tante cose e situazioni».
Lei è sempre pronta per tante battaglie scomode…
«Mi batto contro i mali di oggi: la diffusione della droga, le dipendenze dai farmaci abusati. Sostengo il coraggio delle donne che fanno volontariato, che sanno aprire gli occhi sul mondo di chi ha poco o nulla e penso a un mio viaggio in Nicaragua per aiutare bambini che morivano di fame. Penso alle discriminazioni che mio fratello ha subito dopo il suo coming out».
E’ impegnata nella difesa dei diritti gay…
«La diversità ha bisogno sempre di essere spalleggiata, le discriminazioni devono essere combattute sempre. Sono dalla parte di chi esalta la propria identità».
Giovanna Grassi, Corriere della Sera