“Il cinema sta cambiando e in questo cambiamento il documentario, il cinema della realtà, è in spolvero. Il doc è diventato importante, anche perché ci sono le piattaforme, e continuerà a crescere nell’interesse del pubblico. Il documentario beneficia di una distribuzione più capillare rispetto a qualche anno fa. La mia sensazione è che la gente abbia sempre più bisogno del cinema del reale”. Piera Detassis, Direttore Artistico dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello, individua così nei doc e nei loro ‘derivati’ un tassello fondamentale per il prossimo futuro del prodotto cinematografico. Le parole di Detassis poggiano sui fatti dell’ultima, recentissima, edizione del David: “I premi consegnati quest’anno sono stati indicativi delle tendenze del cinema italiano con – ricorda Detassis – il trionfo di un grande film su un fatto reale, un fatto crudo rivisitato con visionaria maestria, il ‘Dogman’ di Garrone (candidato a 15 David e premiato con 9, ndr); poi c’è stato ‘Sulla mia pelle’ di Cremonini (candidato a 10 David e premiato con 4) che racconta un’altra faccia dell’Italia, in totale sintonia con l’attualità”. Il David di Donatello, 2019 ha visto rinnovamento nelle giurie, nel sistema di voto, nell’attenzione all’intera industria e al ruolo chiave del pubblico, esplicitato in una nuova statuetta, Il David dello Spettatore, premio al film che ha totalizzato le maggiori presenze in sala. E’ cambiato anche il cinema italiano? “Continua a rinnovarsi”, risponde Detassis che invita a non temere il mutamento, l’innovazione, dicendosi certa che il cinema in sala manterrà la sua centralità: “Persino le grandi serie televisive vivono della potenza del cinema, trovano forza nelle anteprime, nei red carpet, nei festival, nel necessario lancio ‘cinematografico’ Anche le sale restano un punto fermo, difenderle non è una battaglia di retroguardia ma indispensabile per il futuro: non si può neanche immaginare un mondo senza i cinema. Anche i giovani, che amano consumare cinema sulle piattaforme, per vivere una vera condivisione, un reale senso di evento, devono andare nelle sale”.Da 22 anni Detassis è alla direzione del periodico di cinema ‘Ciak’, un osservatorio unico per capire come è cambiato il rapporto fra carta stampata e cinema: “Si è semplicemente evoluto e lo ha dovuto fare perché si è creato un altro modo di percepire la visione – afferma – quello del ‘self’, il protagonismo di ciascuno è diventato centrale. Il racconto, la critica del cinema non è più gerarchico, verticalizzato. Niente di spaventevole, ci si può adattare pur di mantenere lo specifico del giornalismo e mitigare la ‘prima persona’ a favore dei protagonisti della narrazione”, un po’ come dovrebbero fare anche gli spettatori.
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