Labrinth, Sia e Diplo, milioni visualizzazioni e look da Beatles
C’è poco da fare: la parola supergruppo evoca il passato. Lo fa anche con tre artisti che, per mettere insieme la super band dell’era digitale, si sono ispirati per il look ai Beatles del periodo lisergico di “Sgt. Pepper” e del cartoon “Yellow Submarine”. Il nome scelto, LSD, è una dichiarazione d’intenti più esistenziale che artistica. Labrinth, rapper inglese che vanta collaborazioni con Ed Sheeran, Nicki Minaji e The Weeknd, si è unito con Sia, super star australiana e con Diplo, Gran Mogul della produzione musicale. Sia e Diplo misurano il loro successo nell’ordine delle centinaia di milioni, se non miliardi, tra streaming, visualizzazione, downloading etc etc. Solo Diplo, tra i vari progetti, compresi Major Lazer e Mark Ronson, vale più di due miliardi e 300 milioni di streaming.Stando alle dichiarazioni l’uomo d’ordine è lui, all’anagrafe di Tupelo, la stessa città di Elvis Presley, Thomas Weskey Pentz: gli altri due hanno affrontato questa avventura con uno spirito degno di due seguaci di Timothy Leary. C’è qualcosa di antico anche nella concezione dell’album di debutto, “Labrinth, Sia e Diplo present LSD” che esce il 12 aprile e che, come accadeva un tempo, raccoglie i quattro singoli già usciti dal marzo scorso, “Genius”, “Audio”, “Mountains” e “Thunderclouds” che hanno già spopolato. A questi si aggiungono quattro brani originali e il remix di “Genius”, con un esplosivo intervento di Lil Wayne. Labrinth e Sia devono essersi divertiti un mondo, Diplo un po’ meno a rimettere a posto il caos dei suoi due compagni d’avventura.Se un progetto, come accade quanto si parla di queste cifre, dev’essere misurato in base ai numeri il progetto LSD è senza dubbio una bomba. Ma se invece si pensa a qualcosa di diverso dai milioni o miliardi di streaming, allora viene da pensare che, a parte il divertimento nel realizzarlo e nel mettere in piedi l’omaggio a “Sgt Pepper” e dintorni, questo album sia un’operazione chirurgica che da esattamente quello che aspetta il mercato. Che ha già risposto entusiasta (quasi inevitabilmente uno dei singoli prima citati è stato scelto come colonna sonora di uno spot di telefonia). Il livello realizzativo è altissimo, ci mancherebbe. Così come non si possono non notare le trame vocali di Sia, pur nel suo calligrafismo. Di sorprese, scarti d’immaginazione però non c’è traccia. Il parallelo con “Sgt. Pepper” si ferma ai vestiti. Perché complicarsi cercando nuove direzioni per la creatività quando ci sono i numeri che ti confortano?
Paolo Biamonte, Ansa