C’eravamo tanto odiati, ma il tempo addolcisce tutto, siamo cambiati noi ed è cambiato il mondo per questo – amico mio – ti faccio una social-carezza che sancisce in maniera definitiva il nostro nuovo rapporto. Avanti con i kleenex, momento di commozione. Diego Maradona e Pelè, due opposti che si incontrano. Finalmente. Era ora.
Divisi da vent’anni di età (O Rey è del 1940, Diego del 1960), da una acerrima rivalità (Brasile vs Argentina), da una corona da dividere in due che ancora divide il popolo dei tifosi – chi è stato il più grande nella storia del calcio? – da un’antipatia a pelle e da un’ostilità ribadita più volte a parole nel corso degli anni; vogliamo leggere nel post su Facebook con cui Maradona ha fatto gli auguri di guarigione a Pelè il segnale distensivo che ci riconcilia con entrambi.
Pelè, che va per gli ottanta, è stato dimesso poche ore da dall’American Hospital di Parigi, dove era ricoverato da una settimana per una infezione delle vie urinarie. E’ tornato a San Paolo, seduto su una carrozzina, accolto dalla folla che l’ha omaggiato, e ha trovato anche il modo – seppure visibilmente provato – di scherzare: «Non sono in grado di recuperare per domenica», ha detto. Poco prima era stato avvisato del post di Maradona.
Diego aveva postato su Facebook uno scatto d’annata che lo vedeva ritratto insieme a Pelè, intento a suonare la chitarra per quello che allora – parliamo dei primi anni 80 – era un astro in ascesa, non ancora «La mano de Dios» che avrebbe conquistato il mondo. «Questa foto ha compiuto 40 anni. L’abbiamo fatta a Rio de Janeiro, quando ci siamo conosciuti di persona. Come eravamo giovani… Ti auguro una prontissima ripresa, Rey Pelè, forza!!!».
Quando l’immenso Edson Arantes do Nascimento detto Pelè smise di giocare, fine anni ’70, con i Cosmos di New York, Maradona cominciava la sua straordinaria carriera. Da allora e fino ad oggi i due hanno battagliato, si sono insultati senza pietà, hanno sputato l’uno sull’altro con dichiarazioni che non fanno onore a nessuno dei due.
Maradona è sempre stato polemico nei confronti di Pelè, lo ha sempre considerato funzionale al potere (mentre lui, El Pibe de Oro, si riservava la parte del rivoluzionario che combatte il Sistema) e – nei momenti più trash – ha messo in dubbio la sua virilità, sparendo veleno e sbattendogli in faccia una presunta omosessualità. D’altro canto Pelè non ha mai considerato Diego alla sua altezza, l’ha sempre snobbato, in maniera talmente evidente da recare imbarazzo a tutti; ha detto che i suoi trofei andavano messi in discussione, perché li aveva vinti da drogato, ingannando tutti.
Si sono benevolmente disprezzati. Troppo diversi, troppo distanti. Pelè è stato – lungo i vent’anni e passa di carriera – almeno per l’immagine pubblica che ha offerto, un buon esempio da additare ai figli, il simbolo di una certa idea – pulita – di calcio. La vita distratta e spesso disperata di Maradona, la sua dipendenza dalla droga, il corpo ingombrante a fargli da zavorra, gli eccessi e tanto altro sono stati piccole catastrofi personali che il mondo del calcio ha centrifugato senza pietà.
È di un anno e mezzo fa – era il dicembre del 2017 – il tenerissimo bacio con cui Maradona accolse Pelè nel giorno dei sorteggi per il Mondiale di Russia 2018, un bacio schioccato sulla fronte che colse tutti di sorpresa. Ma non si odiavano? Forse sì.
Ma in fondo hanno sempre detto cose diverse parlando la stessa lingua, quella universale del calcio. Ora questo post affettuoso dà la conferma che i due – amici mai, per chi si odia come noi – nell’età della saggezza hanno ripensato al veleno sparso e hanno capito che non ne valeva la pena. In nome del pallone, Maradona e Pelè provano a giocare la stessa partita, quella di un rapporto finalmente sereno senza star lì a darsi battaglia – ancora una volta e per sempre – sulla corona del più grande di tutti i tempi che ognuno di loro rivendica.
Fulvio Zara, Vanity Fair