Lunedì torna, su Rai3, “Report”

Lunedì torna, su Rai3, “Report”

Lunedì 1 aprile alle 21.20 su Rai3 e Rai Play va in onda un nuovo appuntamento con “Report”, cobndotto da Sigfrido Ranucci. Nel primo servizio dal titolo La Sacra banca, c’è un filo nero che lega Ubi Banca, il terzo gruppo bancario del Paese, ai misteri del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi, trovato impiccato a Londra nel 1982, e alle vicende di Michele Sindona, il banchiere della mafia legato alla P2, morto in carcere dopo aver bevuto un caffè avvelenato. Report ha scoperto documenti inediti sui conti e sulle società offshore di Ubi, una banca nata dalla fusione di istituti di credito bresciani e bergamaschi e che sarebbe coinvolta in operazioni di compravendita di armi, sebbene annoveri tra i suoi soci con quote minori la Diocesi di Bergamo, le suore Ancelle della Carità di Brescia e decine di altri istituti religiosi.

Nel processo in corso al Tribunale di Bergamo, secondo l’accusa per anni Ubi Banca sarebbe stata segretamente gestita da un patto occulto capeggiato da Giovanni Bazoli, il potente banchiere bresciano che nel frattempo ha mantenuto anche la carica di presidente di Banca Intesa San Paolo, di cui oggi è presidente emerito. All’interno della banca, secondo la testimonianza di un ex dirigente apicale, mancavano controlli adeguati in materia di antiriciclaggio. 
A seguire Pillole amare, in cui dall’entrata in vigore nell’agosto del 2017 del ddl Concorrenza anche in Italia le società di capitali possono finalmente diventare titolari di farmacie. È il modello americano e inglese, dove queste società dominano incontrastate il mercato. Catene da migliaia di punti vendita che, oltre ai farmaci, vendono dal cibo alle sigarette. E dove a farla da padrone è un imprenditore italiano: Stefano Pessina, il terzo uomo più ricco d’Italia, a capo di un impero da oltre 400 mila dipendenti e 115 miliardi di fatturato in 25 paesi. E che oggi punta a conquistare anche l’Italia.

E infine La macchina della verità, raccolta e analisi di impronte digitali, immagini facciali, iride, movimenti del corpo: quali sono i programmi dell’Unione Europea rispetto alla diffusione di queste tecnologie biometriche? Ci sono relazioni tra l’industria che le sviluppa e i funzionari comunitari che se ne occupano? Le applicazioni sono molteplici: l’Ungheria sta sperimentando un sistema di “identificazione delle bugie” finanziato dall’Ue, mentre ai confini tra Niger e Burkina Faso si raccolgono impronte e volti dei migranti in transito che vengono poi analizzati con il supporto di Frontex, agenzia europea per il controllo delle frontiere. Una funzionaria di Frontex, però, risulta far parte del cda dell’Associazione Europea per la Biometria, finanziata delle aziende del settore.

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