L’attrice svela: “Quando è esploso lo scandalo non sono stato sorpresa, avevo già parlato di questo problema anni prima, ma molte colleghe avevano risposto che a loro non era mai successo nulla. Non c’era alcuna solidarietà femminile”Catherine Spaak a “I Lunatici“, su Rai Radio2, ha parlato di #metoo: “Quando è esploso lo scandalo non sono stato sorpresa, avevo già parlato di questo problema anni prima, ma molte colleghe avevano risposto che a loro non era mai successo nulla. C’era molta omertà, nessuna solidarietà femminile”.”Io ho avuto dei problemi, come tutte le donne che fanno questo mestiere e non solo, perché il problema riguarda tutte le donne in tutti gli ambienti, non solo nel cinema”. Ed ha aggiunto: “Quando sono arrivata in Italia ero giovanissima, non parlavo una parola di italiano, ero in una nazione sconosciuta. I film duravano moltissimo, fu una grossa fatica.Non è la prima volta che l’attrice affronta questo delicato argomento. Ne aveva parlato il 5 ottobre 2018. Ospite per la prima volta a Verissimo, aveva confidato di aver subito nel corso della sua carriera di attrice alcune molestie: “Non ho mai subito niente di spaventoso, ma delle molestie sicuramente sì”.”L’Italia era molto diversa dalla Francia – racconta Spaak a ‘I Lunatici’ – , si stupivano tutti che a 15 anni fossi arrivata da sola, la mia libertà era quasi inverosimile. Per quanto riguarda le donne le regole erano diverse da quelle francesi, si sognava la libertà, si sognava la patente, si sognava di uscire la sera e fare tardi, ma in Italia la vita delle ragazze della mia età era difficile, c’erano dei genitori severi, delle regole da osservare, erano sorvegliate e poco indipendenti”.L’attrice ha ripercorso alcune tappe della propria carriera: “Pensavo che il cinema fosse abitato da persone aperte, libere, con una certa mentalità, e invece in Italia non era così – ha aggiunto -. C’erano delle regole dure, il modo di girare era diverso da quello di oggi, sul set c’erano trenta quaranta uomini tra tutti quelli che lavoravano mentre di donne c’era l’attrice, la sarta e la segretaria di edizione, quindi era un mondo di uomini, con le regole degli uomini e una sicura ed evidente misoginia.”Erano tempi diversi rispetto ad oggi, almeno in parte”. Sull’Armata Brancaleone: “Per me girare quel film fu un periodo atroce. Sul set riuscivo a stento a trattenere le lacrime. Erano tutti uomini, c’erano poche donne nel film e quando ero sul set ero sola. Mi prendevano in giro, gli uomini poi quando sono in gruppo diventano anche peggio di come sono da soli. Ci fu bullismo nei miei confronti, una cosa molto difficile da gestire per una donna giovane”.Su Febbre da Cavallo: “Ci siamo divertiti tantissimo con Gigi Proietti, nella scena in cui gli tiro i piatti e lui salta sul letto. Ha rotto il soffitto di un appartamento mentre giravamo quella scena. Né io né Gigi ci stavamo rendendo conto che eravamo a girare un film che sarebbe diventato un cult conosciuto a memoria da tantissime persone”.Catherine Spaak ha poi parlato di Monica Vitti ed Alberto Sordi: “Ero amica di Monica, ho fatto l’unico film di cui lei ha curato la regia, interpretavo l’amante di un uomo. Monica la frequentavo al di là del lavoro, abitavamo vicine all’epoca, era divertente, molto simile ai suoi personaggi, è una donna deliziosa, ironica, imprevedibile, gentile. Di lei ho un bellissimo ricordo. Anche se sul set capii che lei non stava benissimo.”Aveva dei vuoti di memoria, cambiava le battute, iniziò ad essere diversa dalla Monica che conoscevo. Sordi invece l’ho frequentato solo sul set, durante il film. Uomo delicato e gentile”. Su Claudia Cardinale: “Una grande amica. Per l’epoca era abbastanza raro mettere insieme due donne che avevano sempre fatto ruoli da protagoniste. Fu un’idea di Silvio Clementelli metterci insieme. Ci siamo molto divertite. Lei all’epoca era molto controllata, la prendevo in pausa pranzo, mangiavamo insieme, ridevamo come pazze. Siamo rimaste amiche fino a quando è tornata a vivere in Francia”.”Ho un bel ricordo anche di Stefania Sandrelli. Non dico che eravamo amiche, perché non ci frequentavamo tantissimo, ma quando ci capitava di lavorare insieme era sempre un piacere, spesso ci scambiavamo i lavori, parlavamo con grande libertà e amicizia di queste cose”.
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