Il regista di ‘Birdman’ e ‘Revenant’ guiderà i giurati alla ricerca della Palma d’oro. Si preannuncia un festival molto politico
L’edizione 2019 del festival di Cannes, dal 14 al 25 maggio, ha il suo presidente di giuria: è il premio Oscar Alejandro Gonzalez Iñárritu. Il festival lo ha annunciato con un montaggio dei suoi film da Babel a Birdman passando per Revenant, il film sull’epopea di Hugh Glass, cacciatore di pellicce americano della prima metà dell’Ottocento che ha fatto conquistare a Leo DiCaprio il suo tanto atteso Oscar. “Cannes è stato un festival molto importante per me sin dall’inizio della mia carriera – ha detto il regista messicano in una nota – Sono onorato e emozionato di ritornare quest’anno con l’immenso onore di presiedere la giuria”. Amores Perros, il film di debutto del regista messicano, vinse infatti a Cannes il premio della Semaine de la Critique, il suo ultimo lavoro è stato anche presentato al festival francese. Si tratta della straordinaria istallazione in realtà virtuale Carne y arena sul tema dell’immigrazione tra Messico e Stati Uniti. “Il cinema corre attraverso le vene del pianeta e questo festival ne è il cuore – ha scritto ancora Iñárritu – Noi della giuria abbiamo il privilegio di assistere al nuovo e straordinario lavoro dei nostri colleghi filmaker di tutto il pianeta. Si tratta di una vera gioia e una responsabilità che assumiamo con passione e devozione”.Nato a Città del Messico il giorno di ferragosto del 1963, il piccolo Alejandro è figlio di un dirigente di banca benestante ma all’età di sei anni la sua famiglia subisce un tracollo finanziario e il papà diventa un commerciante di frutta e verdura. Nonostante le difficoltà economiche il futuro regista vive un’infanzia serena anche se, come ha ricordato in alcune interviste, veniva considerato un pinche niño latoso, un ca…o di bambino lagnoso. “Non stavo mai fermo, soffrivo di deficit di attenzione ma all’epoca non esisteva un termine medico per questa sindrome”. A diciassette anni la decisione di imbarcarsi su una nave cargo dove il suo compito è pulire pavimenti e ingrassare motori attraverso l’Oceano, dopo alcuni anni di vita errabonda (di quell’epoca soggiorni in Europa e Africa) rientra in Messico dove si avvicina al mondo della musica con il sogno di diventare un musicista rock. Negli anni Ottanta diventa il direttore artistico di una radio rock (la WFM), la più seguita dai giovani messicani e per alcuni anni si dedica alla composizione di colonne sonore per film.Mentre comincia ad avvicinarsi al mondo dell’audiovisivo lavorando per il canale Televisa e diventando uno dei più giovani produttori messicani, Iñárritu studia cinema negli Stati Uniti in particolare nel Maine e a Los Angeles. Negli anni Novanta fonda la sua casa di produzione, la Z Films che nel giro di cinque anni diventa la casa di produzione messicana più importante. Agli anni Novanta risale anche la nascita della straordinaria amicizia che lo lega ad Alfonso Cuaron e Guillermo Del Toro, quelli che ormai la stampa chiama abitualmente Los tres Amigos. L’amicizia tra Cuaron e Del Toro nasce sul set della serie tv La Hora Marcada, in seguito, al duo si aggiunge Inarritu tramite l’amigo comune (quarto amigo?), il direttore della fotografia Emmanuel Lubezki (detto Chivo). Dopo un primo mediometraggio per la tv messicana interpretato da Miguel Bosé, Inarritu incontra quasi per caso lo sceneggiatore Guillermo Arriaga, dalla collaborazione con lui nasce uno degli esordi più folgoranti del cinema moderno. Dopo tre anni di lavoro e 36 versioni della sceneggiatura nasce Amores perros, film ad episodi con protagonisti i cani in una Città del Messico violenta e disperata. La lista dei riconoscimenti è infinita: una nomination agli Oscar come miglior film straniero, miglior film di lingua non inglese ai BAFTA e gran premio per il miglior lungometraggio e premio della Critica Giovani alla Semaine de la Critique di Cannes 2000. Dopo il primo film la coppia composta da regista e sceneggiatore si trasferisce a Los Angeles e negli Stati Uniti realizza il secondo film 21 grammi con Benicio Del Toro, Naomi Watts e Sean Penn, vincitore della Coppa Volpi per il suo ruolo del matematico in attesa di un trapianto di cuore. La struttura ad episodi intrecciati si ripropone ancor più elaborata in Babel, il film che segna la fine della collaborazione con lo sceneggiatore. Dopo una serie di botta e risposta piuttosto accesi che ebbero ampia eco sui mezzi messicani in cui Arriaga rivendicava il ruolo di coautore e Inarritu ribadiva che nessuno che non avesse messo piede sul set poteva dirsi autore del film, l’invito per partecipare al festival di Cannes veniva ritirato e il film sfilava sulla Croisette con il suo regista e il suo cast stellare Brad Pitt, Cate Blanchett, Gael Garcia Bernal, ma senza lo sceneggiatore. Da Cannes riporta il premio per la miglior regia, il film ottiene sette nomination agli Oscar ma ne conquista solo uno per la miglior colonna sonora. Con Biutiful Inarritu torna a girare un film in spagnolo come non accadeva dai tempi di Amores Perros, questa volta l’ambientazione metropolitana è Barcellona e il protagonista è Javier Bardem nel ruolo di un padre dolente per il quale vince il premio per la miglior interpretazione maschile ex aquo con il nostro Elio Germano. Due candidature agli Oscar per Bardem e come miglior film straniero per il Messico, ma è con la commedia surreale Birdman (o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza), sull’ex star supereroe ora alle prese con una pièce a Broadway (Michael Keaton), che il regista messicano fa veramente l’en plein: nove candidature e quattro statuette (oltre alle tre che stringeva lui tra le braccia anche quella all’amico Chivo, ovvero Emmanuel Lubezki). Difficile fare meglio eppure solo dodici mesi dopo con la nuova impresa, il film girato in condizioni estreme Revenant ne conquista addirittura dodici fa vincere l’Oscar a Leonardo DiCaprio e si aggiudica di nuovo l’Oscar alla regia. “Cerco di ritrarre gli esseri umani nella loro complessità perché non credo che nessuno sia bravo o cattivo, abbiamo tutti le nostre debolezze, i nostri punti di forza – dice Inarritu parlando dei suoi personaggi – O almeno ho fatto del mio meglio per ottenere questo. La maggior parte delle volte l’ignoranza e la paura sono i fattori che muovono le persone spesso causando negli altri molto dolore”. La sensazione forte è che Cannes 2019 sarà un festival molto politico.
Chiara Ugolini, repubblica.it