(di Tiziano Rapanà) Bisognerebbe fare un monumento ai tre componenti del Volo, per come hanno gestito la loro presenza all’interno della kermesse sanremese. E fare i complimenti anche al grande Michele Torpedine, il loro manager – anche se definirlo tale è riduttivo: visto che li ha, de facto, inventati lui – per come li ha cresciuti. Durante il festival, il gruppo è stato vittima di pregiudizi duri a morire. Pregiudizi frutto dell’invidia e dell’astio nei confronti di un mondo musicale fieramente nazionalpopolare. Alcuni giornalisti li hanno insultati, definiti delle merde e addirittura si è vociferato su twitter di una presunta brigata anti-volo. Da dieci anni, questi tre impavidi subiscono di tutto: l’odio più feroce e detestabile. E lo subiscono con il massimo dell’eleganza: dalla loro bocca non è mai uscita fuori una parola incline alla guerra verbale. O hanno ignorato, o hanno respinto cortesemtente i tanti attacchi. In questi dieci anni di attività, avrebbero potuto avere atteggiamenti scostanti contro questa stampa che li è nemica. Eppure cristianamente hanno sempre porto l’altra guancia. Non sono un loro fan, amo poco il loro repertorio (Il loro cavallo di battaglia Grande amore è terrificante), però li stimo. Apprezzo il garbo e la gentilezza dimostrati con la stampa – e ripeto, ne avrebbero ben donde per fare gli spocchiosi – e con i fan, i tantissimi che li adorano. Auguro ai tre campioni di cortesia, ogni bene. E spero che il loro bel pezzo Musica che resta abbia un enorme successo.