Per la Rai che quest’anno ha voluto, come mai in passato, portare il Festival fuori dall’Ariston, nelle piazze – tutti gli eventi collaterali sono sotto l’egida di Rai Pubblicità – , Sanremo è diventata il contesto ideale per valorizzare anche un’altra iniziativa, anzi un progetto a tutto campo, a livello nazionale, della Tv pubblica. Si chiama “Porte aperte”, con il significativo sottotitolo “Entra in Rai e scopri la passione oltre lo schermo”.
E’ il progetto che in questi giorni sta portando negli studi televisivi allestiti a Santa Tecla, diventata una location d’eccellenza, 700 alunni delle scuole elementari (in particolare, ma non solo, le classi quarte e quinte) e medie di Sanremo.Ogni mattina diverse classi, a turno, varcano le soglie della fortezza, accompagnate dagli insegnanti e talvolta anche da alcuni genitori, per imparare appunto a conoscere tutto il lavoro che c’è dietro quelle immagini che vedono sul televisore di casa, e scoprire le tante professioni che permettono di confezionare il prodotto, cioè le trasmissioni, dai tg all’intrattenimento: quindi il conduttore, il regista, il mixer video e audio, il cameraman,il responsabile della fotografia, il microfonista.
E poi, seguiti e istruiti dagli uomini Rai, gli alunni (dotati di badge) costruiscono loro stessi un notiziario o un programma. «E’ un progetto nato nel marzo 2017 – spiega Giovanni Parapini, direttore Comunicazioni e Relazioni istituzionali e internazionali della Rai –, nella logica di rendere la nostra azienda una casa trasparente per tutti gli italiani, anche per sfatare certi poco lusinghieri luoghi comuni sull’esercito di 13 mila persone che vi lavorano, e in qualche modo per “restituire” quanto i cittadini ci danno con il canone, prima volontario e oggi inserito nella bolletta della luce. E la cosa che ci è venuta in mente è stata proprio quella di rivolgerci ai giovani, che possono così scoprire professioni magari “misteriose” e di cui sicuramente i non addetti ai lavori sanno poco o nulla.
Insomma, l’obiettivo è trasmettere a bambini e ragazzi la passione del nostro personale, altamente specializzato a ogni livello e capace di allestire prodotti di altissima e riconosciuta qualità tecnico-artistica come il Festival. Per gli alunni, è anche un modo per conoscere professioni che, magari, potranno un giorno diventare le loro». Aggiunge Parapini: «Devo dire che il livello di attenzione, curiosità e voglia di imparare di bambini e ragazzi è straordinario, così come l’interesse delle scuole e dello stesso Comune, sindaco in testa, e in particolare dei Servizi educativi».
A Sanremo in due anni sono stati coinvolti 1.500 alunni, e considerando le analoghe iniziative nei 4 centri di produzioni e nelle 17 sedi regionali della Rai (come Genova), si è arrivati quasi a 26 mila, in quelle che spesso sono anche esperienze inserite nell’alternanza scuola-lavoro, cioè in crediti formativi. «Per la Rai – conclude il direttore Parapini – è anche un modo per valorizzare le professionalità interne e rafforzare il legame con il territorio». Il materiale realizzato da alunni e studenti più grandi viene poi pubblicato sul sito rai.it/porteaperte e anche sui profili Instagram e Facebook, ottenendo una marea di commenti.
Claudio Donzella, Il Secolo XIX