Dal 14/2 in sala film cyberpunk di Rodriguez prodotto da Cameron
Ci sono voluti quasi 20 anni, ma alla fine ha preso forma il sogno di James Cameron di adattare per il grande schermo il manga cyberpunk cult di Yukito Kishiro, Gunnm (titolo cambiato, per motivi fonetici, nell’edizione Usa dei comics, in Alita Battle Angel). Il cineasta, preso negli anni dall’impegno monstre di Avatar e dei suoi sequel, ha deciso di continuare a curare il progetto da produttore e cosceneggiatore, passando la regia a Robert Rodriguez. Mescolando nella versione cinematografica, live action, 3D e performance capture, Alita: Angelo della battaglia, al debutto in sala sia in Usa che in Italia il 14 febbraio con 20th Century Fox, propone la letale quanto ‘umana’ cyborg guerriera dai grandi occhi e senza memoria che torna alla vita nel 26/o secolo, con il volto di Rosa Salazar, e un cast che comprende anche Christoph Waltz, Jennifer Connelly, Mahershala Ali e Ed Skrein. Rodriguez, che da sempre ama sperimentare i generi, ha avuto a disposizione un budget tra i 150 e i 200 milioni di dollari, per creare un’avventura fantascientifica epica, ambientata nella cupa megalopoli/discarica Città di Ferro, abitata da umani e cyborg che si barcamenano fra traffici illegali, regole da infrangere e leggi marziali. Dall’universale la dimensione diventa intima con l’incontro in un deposito di rottami, fra il medico dei cyborg Dyson Ido (Waltz) e quello che resta di Alita, ragazza cyborg (il suo cervello umano è stato impiantato in un corpo robotico, ormai semidistrutto). Come un Geppetto hitech Ido, che una figlia vera l’ha persa, fa di Alita, rimasta senza memoria, una figlia adottiva, dandogli un nuovo corpo e sperando di sottrarla al mondo disumano in cui vive. Impresa impossibile, visto che la giovane cyborg, che è rimasta in stasi per oltre 300 anni, è l’ultima letale ‘arma’ berserker, reduce da una guerra lontana. Letale nel combattimento quanto generosa e ‘umana’ nel rapporto con chi la circonda, trova l’amore nell’umano ‘smembracyborg’ Hugo (Keean Johnson), ma deve anche affrontare una sfilza di nemici: dai ‘colleghi’ semirobot cacciatori di taglie agli implacabili giocatori di motorball, sport violentissimo ad alta velocità (a doppiare le cronache delle gare nella versione italiana c’è Guido Meda). Una guerra che ha un burattinaio: lo spietato Nova (a interpretarlo c’è un attore che il pubblico scopre alla fine), che comanda su tutti dalla ricca città sospesa Salem. “Mi piace molto Alita perché è assolutamente senza paura, ed è molto interessante scrivere di un personaggio così – ha detto Cameron – Il suo motto è ‘io non mi fermerò in presenza del male’. Non può non agire, quando è di fronte alle ingiustizie”. Al tempo stesso “è un personaggio difficile da scrivere perché devi trovarle delle vulnerabilità e le sue sono legate alle persone che ama. Non ha paura per se’ ma per chi ama”. Hollywood finora non ha avuto fortuna con gli adattamenti live action di manga e anime (tra gli ultimi poco fortunati tentativi, Ghost in the shell con Scarlett Johansson), ma Rodriguez si muove nella direzione giusta, riuscendo quasi sempre a mantenere tanto il ritmo adrenalinico della storia quanto lo spessore emotivo e la complessità dei personaggi. Il film lascia spazio a un eventuale seguito: sia Cameron che Rodriguez hanno già detto di essere pronti a proseguire la saga, sempre che questo primo capitolo piaccia al pubblico.
Francesca Pierleoni, Ansa