L’attrice si racconta nel documentario «The last diva»: «Finché lavoro, sono viva»
A novantuno anni, il talento e l’eleganza di Gina Lollobrigida, la ragazza di Subiaco, sono ancora un grande motivo di vanto per l’Italia. A un anno dalla posa della stella sulla Walk of Fame, la Lollo torna a Los Angeles per girare un documentario sugli inizi della sua carriera e per presenziare, insieme ad un’altra grande del cinema italiano Claudia Cardinale al Filming Italy festival in corso di svolgimento a Los Angeles.
The Last Diva si chiama il documentario, diretto da Giulio Base. Gina Lollobrigida, come la Cardinale, o la sua storica rivale Sofia Loren, quel titolo di «diva» l’ha saputo conquistare e mantenere, facendosi spazio non solo tra le connazionali, ma anche tra icone della storia del cinema come Marilyn Monroe. Quello con la Loren è stato un odi et amo spesso manifestato, poi taciuto e poi espresso con frecciatine e commenti lanciati qua e là, per il piacere della stampa: «Tra di noi non c’è nessuna rivalità, la numero uno sono io. A differenza sua, io ho conquistato il successo completamente da sola, senza un produttore alle spalle», ha affermato una volta Gina Lollobrigida riferendosi a Carlo Ponti, il marito di Sofia Loren che ha investito moltissimo sull’attrice napoletana agli esordi. Scultrice, pittrice, cantante, la Lollo ha sempre affermato di essere diventata un’attrice per sbaglio, perché avrebbe in realtà desiderato esplorare e dedicarsi alle arti figurative, ma «il cinema è un’arte più immediata, ti fa avere successo subito. Per le sculture e i dipinti diventi famosa dopo 500 anni».
Lei è senza dubbio tra le attrici italiane ad aver conquistato Hollywood ed ad aver contribuito a creare l’età d’oro della mecca del cinema. Tutto grazie alla lungimiranza di Howard Hughes, il regista milionario ossessionato dall’attrice, che l’ha portata in America e l’ha resa una star. Un matrimonio a suo dire di convenienza per lui, col medico sloveno Milko Skofic dal quale è nato il suo unico figlio, Andrea Milko Skofic, col quale c’è un astio che va avanti da anni: «Milko soffre del complesso che hanno solitamente i figli delle star: quello di non riuscire a sostenere il loro successo», ha dichiarato una volta. Nel 2006 è di nuovo al centro di un putiferio mediatico per il caso Javier Rigau, uno spagnolo legato all’attrice dal 1984 e col quale annuncia le nozze seppur con una differenza d’età di 34 anni. Ma il matrimonio non si celebrerà mai, non solo, la Lollobrigida nel 2013 farà causa all’ex fidanzato accusandolo di frode e raggiro. C’è poco da dire: una diva sul set dei film, ma anche su quello della vita.
Grazie ad Howard Hughes è arrivata negli Stati Uniti e questi sono stati molto generosi con lei. Che rapporto ha con Hollywood?
«Howard voleva sposarmi, era innamorato pazzo di me, mi ha fatto una corte spietata per dodici anni perché per lui ero diversa dalle altre star. Per questo mi ha portata qui, per rendermi una diva, e ci è riuscito. Quando sono arrivata a Hollywood da subito sono stata trattata come una star, mi facevano regali. Porto Hollywood nel cuore e le devo molto, direi che Howard è riuscito nel suo intento, non me la sono cavata male come attrice, no?».
Ha notato delle differenze tra il cinema americano e quello italiano?
«Ho notato le differenze nel modo di lavorare. In Italia sono sempre molto approssimativi, più sbrigativi, in America prestano la dovuta attenzione ai dettagli».
Tra le sue amicizie vanta anche quella con Marilyn Monroe. Cosa ricorda di lei?
«Io e Marilyn ci siamo incontrate ad Hollywood e siamo diventate subito amiche. Era una donna modesta e dolcissima ma non era forte quanto me e in questo business devi esserlo. Povera ragazza, ha provato ad avere una vita decente, ma non è facile quando parliamo di una popolarità come la sua. Il successo può portare grandi soddisfazioni, ma troppo successo porta ad una gelosia malsana, soprattutto da parte degli uomini».
E lei come ha vissuto il rapporto col successo?
«Io non ho mai creduto più di tanto al ruolo da icona che mi è stato affibbiato. Ad Hollywood mi chiamano la donna più bella del mondo, io penso solo di essere fotogenica e di essere bella tanto quanto le altre donne che vivono di un amore così grande da parte del pubblico. È un lavoro che solo con la costanza può durare. Io fin quando lavoro, sono viva».
Ora sta raccontando quest’incredibile carriera nel documentario The Last Diva, cosa prova nel ripercorrere le tappe più importanti della sua vita?
«È una sensazione agrodolce. Il documentario non racconta la mia intera carriera, ho 91 anni e la maggior parte di questi li ho trascorsi lavorando. Servirebbero più documentari per raccontarla tutta. Inizia nel mio paese d’origine, la mia amata Subiaco, dopo la guerra che mi ha portato via la casa. Ci saranno dei flashback che si mescolano alla mia avventura in America iniziata, nel 1950».
Lilli Visconti, il Giornale