(di Tiziano Rapanà) E alla fine la montagna ha partorito un topolino storpio. Dopo dieci anni d’attesa e costi esorbitanti (20 milioni di euro!), Adrian il mitologico cartone animato di e con Adriano Celentano (“è la mia anima”, ha rivelato il molleggiato ieri in tv) è stato un fenomenale flop. Inutile ritornare al risultato della prima puntata: ne hanno parlato tutti i media, e anche noi abbiamo riportato i non soddisfacenti risultati di lunedì. Pensiamo, invece, al disastro di ieri: Adrian ha perso contro il film tv di Rai1 Liberi di scegliere. E in maniera clamorosa. Se lo sceneggiato, con Alessandro Preziosi, conquista il 17, 7% di share (4.179.000 di spettatori), Celentano piomba nel baratro: la seconda puntata è partita male con la prima parte, Aspettando Adrian, che ha realizzato solo il 15% di share (corrispondono a 3.965.000 spettatori); con la messa in onda del cartone, le cose sono pure peggiorate giacché lo share è sceso al 13,3%. A questo punto, la domanda sorge spontanea: ma chi gliel’ha fatto fare? Poteva godersi la vita nel verde della villa di Galbiate ed invece ha deciso di ingegnare un’inutile operazione che rischia di sozzare la sua immagine ultra-vincente. Escluso qualche scivolone, Celentano non ha (quasi) mai sbagliato un colpo: da più di cinquant’anni, ha percorso agilmente l’autostrada del successo. Purtroppo, Celentano possiede un ego che gli fa commettere dei comportamenti autolesionistici. Trentatre anni fa, commise l’errore di reincarnarsi nel nuovo Messia nel bruttissimo Joan Lui (un film scritto e diretto, dallo stesso molleggiato, che costò venti miliardi di lire e ne incassò meno della metà); e adesso ha fatto un errore più clamoroso con questo Adrian, folle serie animata dove il nostro è un orologiaio supereroe intento a combattere una brutta copia del potere descritto da George Orwell nel celeberrimo romanzo 1984. Anche se questo potere, a pensarci bene, ha ben poco di orwelliano: semmai è più simile al complottismo comico, frutto della fantasia della famigerata controinformazione del web. Non vado oltre, perché in fondo non serve a nulla dire che il cartone è brutto. L’hanno detto tutti (e non è retorica: l’hanno davvero detto tutti). Chi più e chi meno si è industriato a realizzare delle belluine stroncature. Pertanto mi limito a ribadire il semplice concetto: ma chi gliel’ha fatto fare? Ha ragione Cesare Lanza, quando in un articolo di qualche giorno fa pubblicato sul suo sito Alle 5 della sera, ha sostenuto che Celentano avrebbe dovuto ritirarsi nel momento di massimo splendore (l’articolo lo trovate qui, https://www.cesarelanza.com/una-indiscrezione-al-giorno-la-varetto-non-si-candida/). Purtroppo il nostro persevera diabolicamente. Spero solo che nel futuro, di fronte ad una bizzarra ipotesi di film o prodotto televisivo basata sulla soddisfazione dell’egolatrìa, qualcuno del suo entourage (alla maniera sfrontata degli Articolo 31) gli dica candidamente: “Adriano, vacci piano!”.