La grandezza di Vittorio Gassman nei ricordi di chi lo ha amato

La grandezza di Vittorio Gassman nei ricordi di chi lo ha amato

Sky Arte sta trasmettendo il documentario «Sono Gassman! Vittorio re della commedia»: suonava l’intera tastiera del soccombente, del fallito, dello smarrito

Grande, immenso Vittorio Gassman. Sky Arte sta trasmettendo il documentario «Sono Gassman! Vittorio re della commedia», diretto da Fabrizio Corallo. Gassman rivive grazie ai preziosi ricordi della moglie Diletta D’Andrea e dei figli Alessandro, Paola, Vittoria, Jacopo e di Emanuele Salce. Non mancano vecchie testimonianze di colleghi: Risi, Monicelli, Scola, Sandrelli, Proietti, per citarne alcuni, che si sommano a stralci di interviste allo stesso Gassman e spezzoni di suoi film. Gassman è più grande ancora delle testimonianze, dei ricordi, nobilita persino gli «spiegoni». Basta un frammento teatrale, una sequenza cinematografica e d’improvviso il groviglio dei suoi sentimenti s’innalza superbamente, prima di precipitare nell’abisso. Nelle interviste amava giocare il ruolo del perdente, con fare accattivante suonava l’intera tastiera del soccombente, del fallito, dello smarrito, giungendo persino a commemorarsi. L’ultima volta che Gassman è apparso in video (luglio ‘99) lo ha fatto per organizzare un congedo.Era una classica cena delle beffe: fingendo di uscire di scena, ha radunato una platea illustre perché ascoltasse il suo epitaffio. Che era questo: «Fu attore, non fu mai impallato». Impallare è un termine gergale usato per indicare l’inconveniente che può verificarsi durante le riprese quando un oggetto estraneo si frappone fra la telecamera e il soggetto inquadrato. È vero, non successe mai perché tale era la forza di Gassman che nessuno avrebbe mai osato incrociare dalle sue parti. Con il «Mattatore» (4 febbraio 1959, 10 puntate, testi di Federico Zardi) inventò due capisaldi della tv moderna: la contaminazione dei generi e dei registri e il «contenitore», ovvero quel segmento televisivo che propone frammenti di programmi diversi tenuti insieme dal carisma del conduttore. E siccome fu il primo a inventarli, fu anche il migliore.

Aldo Grasso, corriere.it

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