Carlo Freccero racconta la rivoluzione di Rai2: «Voglio più informazione»

Carlo Freccero racconta la rivoluzione di Rai2: «Voglio più informazione»

Carlo Freccero, direttore di Rai2. La sua rete cambia, a cominciare dalla primissima serata.

«Questo incarico sarà la mia ultima sfida, e anche a tempo: per un solo anno. Occorre dare identità a una rete generalista complementare all’ammiraglia Rai1. Parola chiave: informazione. Da fine gennaio, grazie all’intesa col direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano, daremo vita a un approfondimento dopo il Tg2 delle 20. Da lunedì 7 il Tg2 già si allungherà di 10 minuti. Un’esigenza da servizio pubblico, sta nel Dna della Rai, penso a Enzo Biagi… È la fascia in cui da anni vince Lilli Gruber su La7. È gravissimo che la Rai l’abbia abbandonata».

Che formula? Quale conduttore?

«La risorsa sarà interna. Lavoreremo, Sangiuliano ed io, con l’amministratore delegato Fabrizio Salini che vuole mettere bene a fuoco modello, linguaggi, veste perché non è una tattica di rete ma una strategia aziendale. Si torna alle nobili origini del Tg2 Studio Aperto. Se, come dicono, Salini è Don Chisciotte, io sono il suo Sancho Panza».

Addio a «Quelli che dopo il Tg», dunque. Sembra che la stessa sorte sia in vista in autunno anche per «I fatti vostri». È vero?

«Mi dispiace per Luca e Paolo ma la sfida dell’informazione è centrale. “I fatti vostri”? Un eccellente programma, ottimamente condotto da Giancarlo Magalli: ma è da Rai1, infatti la squadra del suo autore Michele Guardì realizza nei fine settimana “Unomattina in famiglia” per Rai1. In quella fascia progettiamo una trasmissione di approfondimento del Tg2».

Conferma il ritorno della satira di Daniele Luttazzi?

«Ci siamo incontrati, c’è in vista un progetto per l’autunno. La satira libera è un’altra caratteristica del servizio pubblico ed è finita l’epoca di Berlusconi e di Renzi. Ci sarà anche una striscia di satira di un’artista donna in “Povera patria”, come si chiamerà da mercoledì 23 gennaio “Night tabloid” — un titolo assurdo — condotto da Annalisa Bruchi, che parlerà del rapporto tra economia e politica».

Lei ama molto anche Renzo Arbore…

«Sì, un immenso artista. Con lui stiamo progettando un grande omaggio alla produzione televisiva di Gianni Boncompagni. Furono loro a inventare insieme l’auto-satira della Rai. Geniali»

Confermato il ritorno di Simona Ventura con «The voice»?

«Ci sono già le date. Per evitare spese insostenibili per Rai2, vedrò il produttore Lorenzo Mieli che mi presenterà un piano che prevede l’uso, dal 3 marzo, degli studi di via Mecenate a Milano. Si andrà in onda dal 9 aprile».

Perché ha messo sullo stesso piano Berlusconi e Renzi?

«Perché Renzi è la continuazione di Berlusconi nell’epoca della finanza. Anzi, Berlusconi era più legato di Renzi al mondo della produzione e per primo parlò il linguaggio del populismo».

Dica la verità, le piace il governo M5S-Lega…

«Alcuni sì. Apprezzo la sostanziale verginità di Di Battista, la sua adolescenza politica. E poi, in generale, un po’ tutti mostrano di aver capito cosa è successo in Italia prima di tanti intellettualoni».

Lei dice di non avere paura della parola «sovranità» perché detesta il pensiero unico.

«Basta seguire il web per avere una meteorologia di ciò che sta avvenendo. Trump era prevedibile. E così ciò che è accaduto in Italia».

E cosa è successo? Ovvero: perché lei rivoluziona Rai2 in un modo che sembra somigliare a questo governo?

«Si è spezzato per sempre qualcosa nel “discorso” del Paese: una certa élite è sottoposta a una critica, inimmaginabile fino a poco tempo fa. Perché la frattura è tra élite e popolo: prima l’élite trascinava il popolo, anche con la tv pedagogica. Oggi quell’élite sostiene e rappresenta solo la finanza: e la conseguente frattura col popolo ha fatto emergere la maggioranza di oggi».

Diranno: Freccero era l’ala sinistra della Rai, oggi guarda alla nuova maggioranza.

«La sinistra? Ha perso perché è diventata espressione del pensiero finanziario mentre prima interpretava il mondo della produzione. È un fatto. Per il resto, da studioso analizzo i fenomeni».

Lei ha detto: il cardinale Bertone non mi volle alla direzione di Rai1, il centrosinistra mi esiliò su Rai4…

«Tutto vero. Il Vaticano di quei tempi non mi volle su Ra1 e il centrosinistra mi spedì lontano sul satellite. Ma devo ringraziare quell’esilio. Se oggi so molte cose sulla tv contemporanea lo devo a Rai4 che anticipò Sky Atlantic».

Paolo Conti, Corriere.it

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