I successi di Bocelli, sublimazione della figura dell’interprete

I successi di Bocelli, sublimazione della figura dell’interprete

L’incontro, sospeso tra vita privata e quella artistica, era contrappuntato da alcune esibizioni del cantante nei più prestigiosi teatri del mondo

Andrea Bocelli raccontato da Vincenzo Mollica: buono più buono fa meglio? Il Tg1 ha mandato in onda una lunga intervista di Mollica dal titolo Andrea Bocelli: una grande storia italiana, un omaggio che il giornalista ha voluto fare al tenore italiano, attualmente ai vertici delle classifiche mondiali con il suo ultimo album «Si» (Rai1, mercoledì, ore 20,35). Un’intervista a Mollica non si nega mai, specie se meritata. L’incontro, sospeso tra vita privata e quella artistica, era contrappuntato da alcune esibizioni del cantante nei più prestigiosi teatri del mondo. Di recente, Bocelli è riuscito a conquistare la prima posizione della classifica degli album più venduti sia nel Regno Unito che nella prestigiosa Billboard 200 in America con l’album «Si», pubblicato lo scorso 26 ottobre in cui ha duettato con grandi star come Dua Lipa ed Ed Sheeran.Di Bocelli siamo tutti orgogliosi, anche se non è un cantante generazionale, come Dalla o Renato Zero, come Eros Ramazzotti o Laura Pausini: è la sublimazione della figura dell’interprete, con un repertorio mondiale che spazia dalla lirica al pop, da «All’alba vincerò» a «Champagne» di Peppino di Capri, da «Love me tender» al valzerone di Sanremo che lo ha lanciato nel firmamento. Il paradosso è che Bocelli ha più successo all’estero che in Italia, a conferma che al pubblico americano e inglese la musica italiana piace solo quando è legata alla tradizione dell’opera, della romanza, del «bel canto». Bocelli è l’icona italiana della musica per milioni di persone in tutto il mondo a prescindere da quello che canta e da come lo canta. Bocelli ha il merito di interessare al melodramma una fascia di pubblico che non ha mai messo piede in un teatro lirico e di portare in video, oltre che sé stesso, anche il genere che ama e che vorrebbe maggiormente diffuso. Buono più buono fa meglio?

Aldo Grasso, corriere.it

Torna in alto