L’attrice lavora al set di “A mano armata”, film sulla cronista in lotta con il clan Spada
Piove che Dio la manda, sul litorale di Ostia: impossibile girare, si torna a Roma. «Però abbiamo portato a casa parecchio», dice Claudia Gerini, lasciando il set di A mano armata, film di Claudio Bonivento, dove l’attrice 46enne si cala nel ruolo di Federica Angeli, coraggiosa giornalista che, proprio a Ostia, nel 2013 ha sfidato il clan Spada e che da allora vive sotto scorta.«Non farò l’imitazione d’un personaggio vivente, neanche iconico. Cerco di rendere al meglio una paladina della giustizia», precisa Jessica di «0′ famo strano», immortalata da Carlo Verdone in Viaggi di nozze (1995), film che la lanciò nel Pantheon comico. E dalle mani di Verdone, Claudia, nei giorni scorsi ha ricevuto il Premio Virna Lisi, come migliore attrice: ne è passata di acqua sotto ai ponti e adesso la Gerini, 63 film, due figlie e molti cuori infranti, viene riconosciuta per strada dai quindicenni, mentre i cinquanta-sessantenni ne apprezzano la versatilità. «Questo premio arriva in una stagione intensa. Mi fa piacere essere un’attrice che ha un pubblico trasversale: un po’ come Virna», scandisce lei, che tra cinema, teatro e tivù pare una macchina da guerra. Considerando il David di Donatello per Ammore e malavita, è una stagione d’oro per l’interprete romana, sulla scena da quando aveva 15 anni.
Come lavora sul personaggio di Federica Angeli?
«È la prima volta che interpreto un personaggio vivente. Ho letto il suo libro. L’ho amata. L’ho assorbita. Non cerco d’avere la fisicità della giornalista, che ha avuto il coraggio di essere fedele a se stessa. Per fortuna, Bonivento è un vecchio lupo di cinema: con lui, zero rischi».
È diventata amica della Angeli?
«Parlare di amicizia è troppo. Ci accomuna l’essere mamme: lei tre figli, io due. Ci siamo viste e ci siamo state simpatiche. Tu sei lava vivente, le ho detto. Lei è una che cerca di raccontare una parte nascosta di verità. In fase di scrittura, la sceneggiatrice Domitilla Schaule ha lavorato insieme a lei».
Da madre di Rosa, 14 anni, figlia di Alessandro Enginoli e di Linda, 11, avuta da Federico Zampaglione, avrebbe corso i rischi affrontati dalla Angeli?
«Ma la Angeli parte dall’opposto. Lei dice: da madre, come posso piegare la testa? La comprendo, quando afferma che non si può vivere in un mondo in cui ognuno si fa gli affari suoi. Ai figli non si può insegnare a tacere. Il destino ha voluto che, sotto casa sua, a Ostia, assistesse a un duplice accoltellamento».
La Rete le rimprovera di schierarsi a sinistra, andando nella redazione di Repubblica e simpatizzando con la Angeli, della quale ha presentato il libro, per poi dichiarare simpatie filogovernative…
«Non amo parlare di politica: la legalità non è né rossa, né giallo-verde. Tutto nasce da un’intervista in radio, dove apprezzavo il discorso di Di Maio in Confindustria. Però, ciò che ora avviene sul territorio non mi piace».
Angelo e diavolo: le piacciono anche i ruoli da «dark lady»…
«Nella seconda stagione di Suburra, su Netflix, sarò l’ambiziosa Sara Monaschi, che qui se la vedrà col traffico di esseri umani. Né va sottovalutata la mia Melina, contabile turca che, nell’Ispettore Coliandro, (dal 21 su Raidue) tira calci vorticosi. Da cintura nera di Taekwondo, non ho controfigure. Fare la cattiva è liberatorio».
Lavorare con registi giovani è appagante?
«So che il tempo passa. Le ragazzine che s’identificano con il mio Amiche da morire, mi chiedono l’autografo. Ho girato col giovane Fabio Resinaro Dolceroma: l’altra faccia de La grande bellezza. Sarò Helga, moglie ricca d’un produttore. Un’altra che decide tutto lei».
Cinzia Romani, il Giornale