La sezione che avrà la sua firma si chiama «Unforgettables» e sarà composta da cinque titoli che mescolano musica e cinema
Fresco di compleanno (2 giorni fa è arrivato al traguardo degli 80), più carico e creativo che mai, lo scrittore, regista e sceneggiatore Pupi Avati ha accettato la proposta del direttore del Tff Emanuela Martini e sarà il Guest Director del 36° Torino Film Festival (dal 23 novembre al 1° dicembre 2018). La sezione che avrà la sua firma si chiama «Unforgettables» e sarà composta da cinque titoli che mescolano musica e cinema, le sue due grandi passioni. Avati sarà a Torino nei giorni del festival e introdurrà le proiezioni dei film che ha scelto, ovvero «The Glenn Miller Story | La storia di Glenn Miller» di Anthony Mann, «The Benny Goodman Story | Il re del jazz» di Valentine Davies, «Bird» di Clint Eastwood, «Thirty Two Short Films About Glenn Gould Trentadue piccoli film su Glenn Gould» di François Girard e «Bix»da lui diretto. Quest’ultima pellicola è stata selezionata da Emanuela Martini: «Quando, conoscendo le mie passioni, Emanuela mi ha invitato al Torino Film Festival come “Guest Director” – dichiara Avati -, chiedendomi qualche titolo di film che sintetizzasse quello straordinario insieme che è per me cinema e musica, ho vissuto gioia e titubanza». Avati, di cui uscirà nel 2019, dopo l’esperienza torinese, il nuovo film «Il Signor Diavolo», tratto dal suo omonimo romanzo, chiarisce così le proprie scelte: «I film che si ispirano alla musica, nel mio caso intesa esclusivamente come jazz o classica, non sono tanti, e pochi dotati di un’anima. Così, costretto a eliminare una serie di titoli, dal magnifico “Let’s Get Lost” di Bruce Weber e “Born To Be Blue” di Robert Budreau, entrambi su Chet Baker, al “Round Midnight” di Tavernier (su Lester Young), dal sontuoso “Cotton Club” ellingtoniano di Coppola al “Jazz on a Summer’s Day” di Bert Stern con Louis Armstrong, Thelonious Monk e Gerry Mulligan, tutti film probabilmente già troppo visti, ho deciso di scegliere “Bird”, la struggente biografia di Charlie Parker diretta da Clint Eastwood, e due titoli che hanno contribuito a far nascere in me, nei remoti anni della mia adolescenza, questa passione. La vita di Benny Goodman e quella di Glenn Miller. Mi restava pochissimo spazio per dire la mia infinita riconoscenza a quella musica classica che non so più distinguere dal jazz. Mi occorreva un musicista che non appartenesse né a un tempo né a una moda, un musicista che fosse la sintesi di tutti i tempi e di tutte le mode. Glenn Gould, che suona le sue variazioni cantando come faceva Oscar Peterson, altro straordinario pianista jazz canadese, era probabilmente colui che cercavo. Nei “Trentadue piccoli film su Glenn Gould”, Francois Girard ha circumnavigato questo genio assoluto, che ancora oggi non smette di commuoverci». Il direttore artistico Emanuela Martini spiega che la sezione «Unforgettables» «si collega idealmente alla mostra su cinema e musica in corso al Museo Nazionale del Cinema, “Soundframes”, inaugurata il 26 gennaio 2018 e che proseguirà fino al 7 gennaio 2019, nella quale sono stati approfonditi molteplici aspetti delle connessioni e commistioni tra le due arti». Nella mini-sezione del Guest Director, prosegue Martini «mi è sembrate mancasse un tassello importante. Perciò, ho scelto, tra i numerosi film e le miniserie che Pupi Avati ha realizzato nel suo connubio ideale tra cinema e musica, la sua toccante ricostruzione del leggendario e oscuro cornettista Leon Bix Beiderbecke, Bix, storia di una vita americana “perduta”, colta dal nostro autore con piena adesione a quella musica e a quel “mito”».
Fulvia Caprara, lastampa.it