Il grande pubblico lo ha scoperto grazie al personaggio di Daario Naharis nel Trono di Spade.
Un successo globale che non solo ha impennato la popolarità di Michiel Huisman, ma lo ha definitivamente convinto a puntare tutto sulla carriera di attore. «Fin lì, nonostante già lavorassi da diversi anni, con un discreto successo, portavo avanti anche la passione per la musica. Suonavo nei locali». Anche se resta, sua immancabile compagna di viaggio, ovunque vada, una Gibson 1955. Un sacrificio inevitabile, quello musicale, dettato dalle regole dello star-system hollywodiano, dove il 37/enne olandese è sbarcato quasi per caso. «La cosa di cui vado più orgoglioso è essere riuscito a ricominciare da capo la mia carriera una volta lasciata l’Olanda per trasferirmi negli States. Non era scontato, né semplice. Ci sono voluti diversi anni di duro lavoro». Ora vive a New York, con la moglie, l’attrice Tara Elders, conosciuta su un set nel 2003, con la quale ha avuto una figlia, Hazel Judit. Una bimba di soli 10 anni che lo ha convinto ad accettare il copione de L’incubo di Hill House, la nuova serie horror di Netflix, in cui interpreta Steven Crain. Scritta e diretta da Mike Flanagan: una rilettura in chiave moderna del popolare romanzo di Shirley Jackson. La serie segue le vite di un gruppo di fratelli e sorelle che hanno passato la loro infanzia all’interno di quella che sarebbe poi divenuta famosa come la casa più infestata di tutto il Paese. Ormai adulti, i protagonisti si ritrovano forzatamente insieme, per affrontare i fantasmi del proprio passato. «È una serie che affronta tematiche legate alla famiglia, ai rapporti tra fratelli e sorelle, a tabù e segreti tenuti nascosti. In una chiave horror che per me è una novità assoluta», spiega Huisman, che si guarda bene dal concedere troppe anticipazioni. «Chi è abituato a guardare le serie-tv è persino ossessionato dal rischio spoiler. È umano voler sapere in anticipo come va a finire una storia. Non parliamo poi del Trono di Spade…». Risersvato e Geloso della sua privacy, Huisman ha resistito finché ha potuto ai social network. «Non volevo intrusioni nella mia vita privata, a maggior ragione perché sono già un personaggio pubblico. Ma è stata una battaglia persa».
Lorenzo Amuso, ilgiornale.it