‘Guarda in alto’, i tetti di Roma tra favola e sogno

‘Guarda in alto’, i tetti di Roma tra favola e sogno

In sala dal 18 il film d’esordio di Fulvio Risuleo

Esiste un altro mondo sui tetti di Roma tra fumetto, favola e sogno. Come indica il titolo, ‘Guarda in alto‘, primo lungometraggio di Fulvio Risuleo in sala dal 18 ottobre con Rebok, bisogna solo guardare verso il cielo, frequentare i terrazzi condominiali per capire che lì, inaspettatamente, c’è un mondo parallelo, underground, dove tutto è possibile e la realtà sembra davvero lontana. Virgilio di questo mondo nel film, già ad Alice nella Città e a Rotterdam, è Teco (Giacomo Ferrara), giovane assistente fornaio, basettoni, ciuffo e candore alla Troisi che, una volta sul terrazzo per una pausa sigaretta, non ne scende più. Il ragazzo inizia a vagare per i tetti di Roma dove vede precipitare un gabbiano (in realtà un drone telecomandato con dentro una mano mummificata con tanto di anello). Questo è solo il primo passo per un viaggio nella parte alta della Città Eterna, dove incontrerà i personaggi più strani e grotteschi come una inquietante comunità di bambini mascherati, due viaggiatori francesi in mongolfiera, due esuberanti gemelli nudisti, un convento di suore dai modi molto liberali, un anziano apicultore chiamato Baobab (Lou Castel) e, infine, un fabbricante di razzi pronti per essere lanciati nell’occhio della luna. Risuleo, dopo due corti presentati a Cannes, ‘Lievito madre’ e ‘Varicella’ (vincitore alla Semaine della Critique), arriva a questo primo lungometraggio pieno di momenti alti e ingenuità in cui si mescolano le anime di Verne, Collodi, Antoine de Saint Exupery e, sul fronte cinematografico, quelle di Gilliam e Michel Gondry. “Mi interessava fare un film d’avventura – dice il regista classe 1991 – . Probabilmente questa esigenza viene dalle mie passioni letterarie dell’infanzia: Verne, Collodi, Omero, Pratt, Calvino, Hemingway, ma il tutto però aggiornato ai nostri tempi. Teco – continua – viaggia da un tetto all’altro attraversando varie “tappe” proprio come succede nei road movie. Lui ha come motore una grande curiosità e la voglia di esplorare situazioni nuove”. Per Risuleo, l’idea era comunque “di costruire un immaginario non lontano da quello che in città come New York o Berlino sarebbe “l’underground” ma traslandolo di sopra. Un luogo comunque altrettanto nascosto. Questa Roma parallela ha molti elementi in comune con la Roma originale ma è abitata da personaggi molto diversi tra loro che provengono da tutto il mondo. Una sorta di torre di Babele – conclude- in cui tante culture si mischiano e si scambiano i modi di pensare”.

Francesco Gallo, Ansa

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