Dopo la presentazione a Cannes arriva nelle sale il film con Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, storia di due fratelli che devono ritrovarsi. Nel cast anche Jasmine Trinca, Isabella Ferrari e Valentina Cervi
Se Miele era l’incontro fra due estranei, quello tra Irene, che aiuta chi non vuole più vivere a morire (Jasmine Trinca), e l’ingegner Grimaldi (Carlo Cecchi), Euforia è il ritrovarsi di due fratelli che se da bambini erano legatissimi oggi cresciuti non potrebbero essere più diversi. Riccardo Scamarcio è Matteo, che vive a Roma, si occupa d’arte negli ambienti vaticani, cerca di convincere un cardinale che uno sponsor di make up cinese può essere una buona soluzione per restaurare una Madonna antica (“la bellezza che promuove la bellezza”, dice), ha un gruppo di amici affettuosi che gli fanno da corte ma solo rapporti occasionali (con uomini) e una certa tendenza a scappare dai legami attraverso il denaro, la droga, il sesso. Valerio Mastandrea è Ettore, che non ha lasciato il paesino di provincia dove sono nati, fa il professore di scienze, ha sposato Michela (Isabella Ferrari) con cui è in crisi, ha un bambino e una relazione con una collega Elena (Jasmine Trinca), il suo senso di frustrazione è nascosto da una maschera di disillusione. Quando Matteo scopre che Ettore ha un tumore non operabile decide di prendere in casa il fratello, nascondergli la malattia che non gli è stata diagnosticata personalmente e stargli vicino con il suo modo confuso ed egocentrico di stare al mondo. Valentina Cervi è l’amica di Matteo, Tatiana. Cinque anni dopo il suo esordio Valeria Golino torna dietro la macchina da presa per raccontare di “due uomini che hanno deciso in qualche modo di perdersi” partendo da “fatti accaduti a persone a me care, mi sono avvicinata, insieme alle sceneggiatrici Francesca Marciano, Valia Santella e con la collaborazione di Walter Siti, a questa storia come ad un oggetto fragile e prezioso, nel tentativo di tratteggiare, insieme ai protagonisti, anche la nostra contemporaneità”. Euforia dopo Miele è un altro film che dialoga con la morte: “Effettivamente i due film sono speculari e opposti, però lo sono col senno di poi. Quando ho deciso di fare Euforia non pensavo a questo, non è stata una scelta ragionata né tematica – aveva detto a Cannes la regista – Quando ho mandato il copione al mio direttore della fotografia, Gergely Poharnok, che è ungherese e vive a Berlino, mi ha detto: ‘La morte qui è superstar’. Ma oggi in questo momento in cui il pianeta è preso da cose importanti e terribili le uniche cose che mi sento di raccontare drammaturgicamente sono quelle legate alle tematiche esistenziali e alla morte, che è la regina del nostro pensiero”. Sul titolo del film Golino dice: “Euforia è quella sensazione bella e pericolosa che coglie i subacquei a grandi profondità: sentirsi pienamente felici e totalmente liberi. È la sensazione a cui deve seguire l’immediata decisione della risalita prima che sia troppo tardi, prima di perdersi per sempre in profondità. Viviamo in un presente che sembra negare, rimuovere costantemente la transitorietà e irrazionalità proprie della condizione umana, spingendoci illusoriamente a credere di avere il controllo assoluto sulle nostre vite, sui nostri corpi, di poter vincere il tempo, fuggire il dolore. La malattia è, invece, proprio il luogo della fragilità, della caducità, ci mette di fronte ai limiti della nostra esperienza umana ma anche a quanto di più profondo e prezioso essa custodisce. E in questo senso porta i protagonisti a fare i conti con le proprie ipocrisie e a riconoscersi. Ettore e Matteo scelgono di non rimandare più il momento della consapevolezza, scelgono di tornare in superficie”. In fondo come l’Irene di Miele, toccare il fondo e poi risalire su. Prodotto da Viola Prestieri, Nicola Giuliano, Francesca Cima e Carlotta Calori (una produzione HT Film e Indigo Film con Rai Cinema), il film sarà nelle sale dal 25 ottobre distribuito da da 01 Distribution.
Chiara Ugolini, La Repubblica