“Io scrivo per essere letto e diffido di quelli che dicono di scrivere per sé stessi. Quindi scrivo per raccontare storie che possano raggiungere il maggior numero di persone possibile. Per questo sono straordinariamente fortunato che i miei romanzi siano diventati una serie tv con una prima stagione che ha avuto grandi ascolti (6.816.000 spettatori medi con il 26,18% di share, ndr), ma soprattutto con questa seconda dove la regia di D’Alatri ha colto tutte le essenze intime”. Parola di Maurizio de Giovanni, lo scrittore i cui libri sono alla base della fortunata serie tv ‘I bastardi di Pizzofalcone‘ diretta da Carlo Carlei, che torna con una seconda stagione in sei puntate, stavolta con la regia di Alessandro D’Alatri. La messa in onda è programmata per l’8 ottobre in prima serata su Rai1 con un’anteprima su Rai Play il 1° ottobre. La produzione è Rai Fiction e Clemart e l’adattamento è dello stesso de Giovanni con Dido Castelli, anche lui new entry.”E’ una serie che appartiene al patrimonio più ricco e prestigioso della serialità di Rai Fiction – afferma Eleonora Andreatta, direttore di Rai Fiction in occasione della presentazione al Prix Italia di Capri – Innanzitutto perché è basato sull’opera di un grande autore come Maurizio de Giovanni, poi per la regia che asseconda la ricchezza narrativa e dà il tono ambientale del racconto e infine per l’interpretazione di un gruppo di attori, a cominciare da Alessandro Gassman, di rara qualità, circondati da tanti volti inediti per la televisione e che vengono dal grande teatro napoletano”.”Continuare con una serie che ha avuto un grande successo, è nella legge della serialità”, spiega ancora Andreatta, sottolineando che si tratta di “un prodotto ricco e stratificato” e che la seconda stagione “diventa più matura e vissuta, più accogliente”. Un prodotto “variegato nei generi, dramma poliziesco con insert comedy e sentimentali, profondo nei sentimenti e nei chiaroscuri dei suoi personaggi”.”La cifra dei ‘Bastardi di Pizzofalcone’ – osserva de Giovanni – è proprio la ‘doppia personalità’ dei suoi protagonisti: la coesistenza di una macchia personale con una professionalità riconosciuta. Diciamo che loro hanno qualcosa che non si perdonano. Ed è un po’ la vita di tutti noi che la mattina, quando ci guardiamo allo specchio, subiamo il giudizio più duro. In questo senso credo che ‘I Bastardi’ comportino quell’immedesimazione da parte dello spettatore e del lettore, che altri personaggi, soprattutto del genere poliziesco, non comportano”.Torna così operativo il commissariato di Pizzofalcone con gli uomini di Lojacono, che ha il volto di Alessandro Gassmann, e il magistrato Laura Piras (Carolina Crescentini) con la quale Lojacono ha una tormentata storia d’amore. Ancor più tormentata in questa seconda stagione, per l’arrivo di un nuovo personaggio, Buffardi (Matteo Martari), magistrato antimafia affascinante più per i suoi difetti che per le sue virtù.”Quando me l’hanno proposta mi tremavano le gambe all’idea di fare una seconda stagione dopo la prima che ha avuto un successo straordinario. Ma era un piatto appetibile”, dice D’Alatri, che oltre a lavorare sulla storia, ha agito molto sugli attori e sulla loro recitazione. Ma non ha certamente trascurato l’altra grande protagonista della serie: Napoli. “Sono romano – spiega – ma ho fatto una grande ricerca su Napoli e ne sono rimasto totalmente affascinato. E’ una città unica, capitale italiana del teatro con uno straordinario patrimonio culturale e una ineguagliabile piacevolezza del vivere”.Gli fa eco Alessandro Gassmann: “Tra gli spettacoli teatrali e i set passo molto tempo a Napoli, posso dire che ci vivo. Ho imparato a scoprirla e ad amarla”. Anche l’attore parla di “evoluzione dei personaggi nella seconda stagione dei ‘Bastardi'”, e di “una maggiore vicinanza alla scrittura originale di de Giovanni che aiuterà il pubblico ad affezionarsi ancora di più alla serie. Abbiamo avuto ottimi risultati con la prima stagione, speriamo di doppiarli con la seconda”.L’ultima parola al napoletano de Giovanni, accusato “dalle tre alle cinque volte al giorno – scherza – di raccontare i delitti passionali e non la criminalità organizzata di Napoli, città che adoro e che per me è come una madre abbondante e un po’ volgare che però non vorresti mai cambiare. Napoli la puoi raccontare come fa la Ferrante o come fa Saviano, perché è come una cipolla il cui colore cambia a seconda di dove ti posizioni. Io ho scelto di raccontare i delitti passionali perché fanno parte della natura umana e sono sempre esistiti e non per negazionismo della criminalità organizzata, che esiste e di cui le forze dell’ordine si occupano quotidianamente. Se volessi raccontare la camorra – conclude – potrei farlo. E scriverei anche a lungo…”.
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