La voce è un po’ “strascicata”, come quella del babbo, ma l’accento no, quello è spiccatamente da “romano de Roma”, la città dove è nato e cresciuto. Del resto, le differenze ci sono, e il giovane rampollo non ha paura del confronto. “Sono il figlio di Vasco, e ne vado orgoglioso, e sono anche un suo fan, ma io procedo per la mia strada. Nella musica, e in generale nell’arte, non possono esistere i confronti, non è una gara: ogni artista è a sé”. Davide Rossi, figlio 32enne del Komandante (il primo dei tre avuti dal rocker di Zocca), dopo un’adolescenza da attore passata tra cinema e televisione, ha deciso ora di seguire le orme paterne e di dedicarsi alla musica, senza paura di essere etichettato come “il figlio di…”. E così dà alle “stampe” il suo primo singolo “A morire ci penso domani”.
“In realtà ho cominciato a scrivere da ragazzino, un po’ per gioco, un po’ per caso, ma ho continuato a fare l’attore (recita in Caterina va in città di Paolo Virzì, in Scusa ma ti chiamo amore di Federico Moccia, nelle serie Lo zio D’America 2 e Provaci ancora, Prof 2, ndr) fino a quando a 23 anni non ho deciso di dedicarmi all’amore e la scrittura è stata come un fiume in piena: lasciavo sfogare le emozioni sui fogli bianchi”. Ora quelle emozioni in musica e parole hanno trovato la loro strada e sono uscite dal cassetto, “tutto arriva quando deve arrivare e più scrivi e più diventi bravo. Poi adesso penso di avere qualcosa da dire e da raccontare”. ‘A morire ci penso domani’ è una ballad struggente (scritta con Lorenzo Mastropietro) che non può non ricordare certi brani del Blasco (del quale ha aperto i concerti come dj a partire dal 2007), al quale sembra anche far riferimento nei versi, come “un giorno verrò fuori” e “perso tra miti e parole”.
“In ogni brano che scrivo c’è tanto di me. Ma anche di chi ascolta, in un continuo gioco di specchi e di rimandi. E’ un po’ la metafora della mia vita e dell’eterno conflitto tra bene e male”. Il singolo anticipa un album al quale sta lavorando, “e che spero esca nel giro di un anno, anche se l’idea di disco non mi piace: preferirei fare solo singoli per poi farne una raccolta”. Intanto tre brani ai quali ha collaborato sono finiti nel disco di Valerio Scanu “Finalmente Piove” (2016) con Parole di Cristallo certificata disco di platino. Consigli da papà Vasco? “Lui c’è, abbiamo uno splendido rapporto e spero che buon sangue non menta. Ma io sto cercando la mia strada. Quello che mi ha sempre detto, come consiglio di vita, è di fare sempre tutto con il sorriso. Mi ha detto anche bravo e che non sarebbe stato facile proprio perché sarei stato giudicato come suo figlio prima che come artista. Ma è stupido chiudere le emozioni in un cassetto. Non è più tempo di avere paura. E posso essere il ‘figlio di…’ solo per chi non mi conosce”.
Claudia Fascia, ANSA