«Per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali, alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose, e per i rapporti omosessuali»
Cinquant’anni fa la procura di Roma sequestrò Teorema, un film di Pier Paolo Pasolini che era da poco stato presentato al Festival di Venezia ed era appena uscito nei cinema. Il film fu sequestrato da tutti i cinema di Roma e la procura comunicò al ministero del Turismo e dello Spettacolo di disporne il sequestro in tutta Italia, «per oscenità e per le diverse scene di amplessi carnali, alcune delle quali particolarmente lascive e libidinose, e per i rapporti omosessuali tra un ospite e un membro della famiglia che lo ospitava». Un paio di mesi dopo Pasolini e Donato Leoni, uno dei produttori del film, furono processati per oscenità a Venezia, dove Teorema era stato mostrato per la prima volta, rischiando fino a sei mesi di carcere. Furono assolti e il film tornò nelle sale. Quello di Teorema è un caso interessante perché il film non fu censurato: ne fu proprio deciso il sequestro, dopo che il film aveva passato la censura. Ripartiamo dall’inizio. Teorema fu presentato il 5 settembre 1968 a Venezia, dove Pasolini chiese tra l’altro ai presenti di non guardarlo: il film partecipava al concorso contro il suo volere, perché lui si era detto contrario ai premi e a un Festival troppo istituzionale e quindi, a suo modo di vedere, non abbastanza libero. Qualcuno comunque lo vide e premiò Laura Betti con la Coppa Volpi, il premio di Venezia per la miglior attrice. Teorema vinse anche il premio OCIC, assegnato dall’Organizzazione Cattolica Internazionale per il Cinema. La parte più conservatrice della Chiesa cattolica però lo criticò duramente. Il film parlava infatti di un taciturno ed enigmatico ospite senza nome, interpretato da Terence Stamp, che arrivava in una famiglia borghese di fuori Milano. La famiglia è composta da padre, madre, figlia e figlio. Il padre è un industriale interpretato da Massimo Girotti, la madre una donna annoiata interpretata da Silvana Mangano. Nella famiglia vivono anche due domestiche. Lo sconosciuto ha rapporti sessuali di vario tipo con ogni membro della famiglia e poi se ne va, lasciando tutti con crisi di vario tipo. Il padre si denuda alla stazione di Milano e parte per il deserto, la figlia diventa catatonica, il figlio si mette a dipingere, la moglie cerca in altri giovani ragazzi le esperienze che ha avuto con il misterioso visitatore. Teorema fu solo vietato ai minori di 18 anni. Il 13 settembre, cinquant’anni fa, arrivò però la decisione della procura di Roma di sequestrare il film; seguita da simili decisioni in altre città d’Italia. L’Osservatore Romano scrisse invece:
«La sconvolgente metafora con cui si è preteso di rappresentare il problema dell’incontro con una realtà che vorrebbe essere simbolo di una trascendenza è in radice minata dalla coscienza freudiana e marxista che traspare nel film, in cui l’autore paradossalmente tenta di raggiungere un approdo religioso percorrendo vie ad esso contrarie».
Un paio di mesi dopo i sequestri, ma indipendentemente da essi, iniziò il processo a Venezia. Il film era accusato di essere «contrario ai valori sociali, morali e familiari» e ne fu addirittura chiesta la distruzione. Pasolini e Donati rischiavano fino a sei mesi di carcere. Durante il processo, l’uomo che li aveva denunciati disse: «Sono andato a visionare il film anche perché appartengo a quella numerosa associazione di persone che si preoccupano della continua diffusione di spettacoli pornografici», e parlò di «mortificazione personale». Parlò anche di «scorci di organi maschili che mi pare si vedano» e del problema di utilizzare musiche di Mozart per accompagnare scene di sesso. Il 23 novembre Pasolini e Donati furono assolti e fu ordinato di rimettere in circolazione il film.
Le motivazioni:
Lo sconvolgimento che Teorema provoca non è affatto di tipo sessuale, è essenzialmente ideologico e mistico. Trattandosi incontestabilmente di un’opera d’arte, Teorema non può essere sospettato di oscenità.
Dal 1991 Teorema è vietato ai minori di 14 anni, ed è anche stato trasmesso dalla Rai. Pasolini disse, dopo il processo: «La parte vecchia della nostra società è ipocrita e repressiva e quindi ignora l’eros. La parte tollerante e permissiva dà all’eros delle qualità che non mi piacciono. È una falsa tolleranza, una forma di alienazione anche quella». Pasolini ebbe, prima e dopo Teorema, grandi problemi di censura con quasi ogni suo film: in particolare con l’ultimo, Salò o le 120 giornate di Sodoma.
Il Post