C’erano una volta / Gigi Sabani

C’erano una volta / Gigi Sabani

Carriera rovinata da una storiaccia che esisteva soltanto per i moralisti

Il grande imitatore fu arrestato per un falso scandalo sessuale e risarcito con 24 milioni di lire per 13 giorni di ingiusta detenzione. Ma la vicenda aprì la strada al suo declino, una sofferenza che l’ha ucciso a 54 anni.

Gigi Sabani

(di Cesare Lanza per LaVerità) Mi intenerisco, sempre, al ricordo di Gigi Sabani – grandissimo imitatore, emulo di Alighiero Noschese – perché, come tutti probabilmente ricordano, fu una delle tante (troppe…!) vittime di una brutale malagiustizia. Fu implicato in una storiaccia di seduzioni e arroganza, che oggi farebbe la felicità di coloro che si deliziano per le denunce di storie simili, da Harvey Weinstein a #metoo e ad Asia Argento. In fondo, per questo aspetto Gigi è stato fortunato: se avesse vissuto oggi la sua disavventura, sarebbe stato massacrato (e rovinato per sempre) dai mass media, da femministe scatenate, dai moralisti di pronto intervento. All’epoca invece la malagiustizia lo colpì, ma dopo le inevitabili sofferenze Sabani fu presto riabilitato, senza neanche che si arrivasse a un processo. Dopo il carcere e le mortificanti accuse, fu pienamente scagionato e ottenne anche un doveroso risarcimento dallo Stato. Però Gigi era un uomo sensibile e non riuscì a superare quel dramma, ne portò i segni dell’ amarezza nello sguardo e nei comportamenti, fino alla fine. La sua carriera subì un’ingiustizia, traumatica: una parte del pubblico si allontanò.

Cercai inutilmente di essergli vicino, lo invitai a una puntata dello show domenicale di Paola Perego. Gli dissi: «Gigi, devi renderti conto che non sei più lo stesso. Ti si legge in viso la malinconia. Devi affrontare un momento di verità, uno sfogo umano; proporre al pubblico i tuoi giusti risentimenti, liberarti del loro peso e riconquistare tutti, avere solidarietà piena». Concordammo un’intervista così fatta. E invece, in studio, inutilmente Paola Perego provò a ottenere risposte alle domande sul suo dramma. Gigi – come in fondo era umano e comprensibile – deviava sempre l’attenzione sui suoi successi, sulla gloria e i trionfi del passato. «Non capisco perché», gli dissi alla fine. «Mi sembra che tu abbia buttato un’occasione importante per regolare i conti e girare pagina». Ma in seguito ho capito bene quanto sia difficile, per un protagonista dello spettacolo, parlare di sofferenze e traversie, anziché rievocare le dolcezze del successo.

Come spesso succede in tanti casi analoghi, pochi furono quelli che diedero a Sabani una concreta e affettuosa solidarietà. I più pronti a sfilarsi, ovviamente, furono finti amici, cortigiani, profittatori. Vicinissimo gli fu Alfredo Cerruti, un autore televisivo magistrale: ricordo con tenerezza quando venivano a sedersi a un tavolino del celebre bar Vanni, nel quartiere Prati a Roma, e le loro chiacchierate un po’ malinconiche, ma ricche di umorismo e di ironia.

Gigi Sabani con Natalia Estrada

Molto vicino a lui fu sempre Maurizio Costanzo. «Non l’ho mai mollato, io l’ho sempre difeso», ha raccontato. «Ho dedicato più di una trasmissione a sostegno della sua innocenza. Era chiaro dall’ inizio che quella storia dei provini sexy, dei ricatti e della prostituzione non poteva stare in piedi. E poi non era da Gigi: lui era dolce, affettuoso, perbene. Uno scandalo assurdo, ovvio che tutto sarebbe finito nel nulla». Eppure la vicenda danneggiò Gigi pesantemente sia dal punto di vista umano che artistico. Costanzo ha spiegato: «I contratti saltarono. Isolato dalle produzioni ed evitato da tanti colleghi. Invece a Buona Domenica era presente a quasi tutte le puntate, nulla per me era cambiato. Gigi era il Principe degli imitatori. La sofferenza inflittagli da quella vicenda ha inciso sulla sua fine. Quel peso che si è portato sulle spalle, da innocente, alla fine lo ha ucciso».

Ma come si era svolta quella vicenda? Al centro della storia, con Valerio Merola (conduttore/opinionista) e Raffaella Zardo (aspirante showgirl), è la scuola per modelle Celebrità di Biella che – secondo l’ accusa – avrebbe ospitato incontri privati fra le ragazze e uomini di spettacolo, con l’ obiettivo da parte di alcune modelle di ottenere favori e contratti per il cinema o in tv. Sabani finisce nei guai per le dichiarazioni dell’allora minorenne Katia Duso, aspirante showgirl, che racconta al pm di approcci sessuali con Sabani, a Roma, nell’estate 1995, in cambio della promessa di un aiuto per lavorare nello spettacolo. Con l’accusa di truffa a fini sessuali e induzione alla prostituzione viene arrestato all’ alba del 18 giugno 1996. A proposito del ruolo della Zardo durante gli interrogatori, Gigi aveva spiegato: «Raffaella Zardo l’ho conosciuta nel 1992 a Rovigo durante la trasmissione Piacere Raiuno dopo che Merola mi aveva telefonato dicendomi che questa era una ragazza “forte”, intendendo che era una tipa brillante». Gigi precisò che si era limitato a spiegare alla ragazza «come è fatto il mondo dello spettacolo, senza aver mai personalmente combinato incontri». Sabani viene scarcerato l’1 luglio dello stesso anno. Presenta denuncia per abuso d’ufficio nei confronti del magistrato Alessandro Chionna, che l’anno dopo sposerà la sua ex teste nell’inchiesta Anita Ceccariglia, per quattro anni compagna di Gigi. Il 13 febbraio 1997 arriva la richiesta di archiviazione nei suoi confronti: «la prima notizia bella dopo tanta sofferenza inutile», commenta Sabani. Il gip di Roma, su richiesta del pm Pasquale Lapadura, il 18 febbraio 1997 archivia il procedimento. Sabani viene risarcito con 24 milioni di lire per 13 giorni di ingiusta detenzione.Ma il non risarcibile danno fu il chiasso per la cronaca giudiziaria che lo vide coinvolto e aprì la strada ad un declino della sua carriera, fino a quel momento trionfale. Negli anni successivi Sabani fatica a tornare, in televisione, ai suoi livelli abituali: al punto da ricordare quell’ esperienza con la frase «è come morire ad occhi aperti».

Torna in tv su Retequattro, ma gli incarichi e lo stato d’ animo non sono più gli stessi. «Aveva avuto un grande, meritato successo», ha detto Pippo Baudo, «e ha sofferto tantissimo quando è stato accusato ingiustamente. Quella cosa lo ha ferito, non l’ aveva mai dimenticata». Sabani, come ho scritto, non amava ricordare. Ma nel libro Al cuor non si comanda – Vallettopoli 1 di Antonello Sarno, c’è un momento di abbandono: «Come morire a occhi aperti. Vedi quello che ti succede e non puoi farci niente. Anzi, una cosa la puoi fare: conti i buoni, pochissimi. La famiglia, poi Lino Banfi, Gianni Morandi, Renzo Arbore, Adriano Celentano, Toto Cutugno e Maurizio, sì Costanzo, più degli altri. Poi i cattivi, cioè quasi tutti. Perché l’ambiente è una merda».

Gigi Sabani con Beppe Grillo in una foto degli anni ottanta

Gigi era nato a Roma il 5 ottobre 1952, figlio di un cameriere e di una casalinga. Già all’ età di 5 anni mostra la sua vocazione per le imitazioni, riproducendo il rumore della circolare rossa Prenestina, un tram che all’ epoca faceva il giro della capitale. Poi inizia a imitare compagni e professori di scuola. Quando ha 21 anni, la sorella Isabella lo iscrive a sua insaputa a La Corrida trasmissione in radio di Corrado, Gigi si esibisce nelle imitazioni di Gianni Morandi, Mino Reitano e Claudio Baglioni. E da lì parte l’ esplosiva carriera in televisione, alla fine degli anni Settanta. Amatissimo dal pubblico, ben presto si afferma come il più popolare imitatore di quegli anni. Innumerevoli i successi televisivi, tra Rai e Mediaset, da Domenica in a Fantastico, a Premiatissima, a Ok il prezzo è giusto. Vince due telegatti, primeggia in Buona Domenica e si propone anche come cantante al festival di Sanremo (1989) con La fine del mondo, scritta per lui da Toto Cutugno. Arriva penultimo, ma diverte il pubblico l’ ultima sera, imitando una ventina di personaggi.Poi Stasera mi butto, ancora Domenica In, Piacere Raiuno, Un Biglietto per… la Canzone del Secolo, concorso canoro legato alla lotteria Italia. E molto altro, di minor rilevanza, fino allo sciagurato 1996. Ritorna in televisione nel 1997, un anno particolarmente impegnativo: è alla conduzione di Ballo, Amore e… Fantasia, con Iva Zanicchi e debutta nel cinema con il film Gli inaffidabili di Jerry Calà, che però ha scarso successo. Infine Sette per uno, La sai l’ultima?, Facce da Quiz, I Fatti vostri e, in piena decadenza, e solitudine, le ospitate da Costanzo.

Aveva sposato Rita Imperi e avuto un figlio, Simone. Dopo sette anni di un forte legame sentimentale con Fabiana Sani, al momento della sua scomparsa era fidanzato con l’ attrice e giornalista Raffaella Ponzo, conosciuta a uno spettacolo di piazza nell’ estate 2006. Raffaella scoprì di essere incinta, ma non riuscì a dirglielo a causa della morte improvvisa: il bambino nacque il 19 maggio 2008 e venne chiamato Gabriele Luigi. La madre riuscì a dare al piccolo Gabriele il cognome del padre solo nel 2011: Simone si era opposto al riconoscimento, non presentandosi alla prova del Dna.

Da sinistra, Valerio Merola con Maurizio Costanzo e Gigi Sabani

La morte, improvvisa, a soli 54 anni intorno alle 22.30 del 4 settembre 2007: stroncato da un infarto, mentre si trovava a Roma, a cena a casa della sorella Isabella. Il medico di famiglia lo aveva visitato un’ ora prima per un malore, uno strano formicolio al collo. Aveva diagnosticato solo uno stato di stress, prescrivendo un antidolorifico. Resta un po’ di mistero. La sorella Isabella non ha mai rivelato il nome del medico. E Raffaella Ponzo sostiene che la sorella evitò di prendere iniziative contro il medico perché da questi minacciata. Si è scritto che per tutto il giorno Gigi aveva avuto un dolore al braccio sinistro e una sensazione di malessere diffuso. «Dopo cena Gigi aveva iniziato ad avvertire un formicolio», racconta Isabella, «e si è messo a letto. Abbiamo chiamato un medico che lo ha visitato e ha detto che stava bene. Il medico è andato via e, mentre gli preparavo una camomilla in cucina, Gigi è stato di nuovo male e dopo pochi minuti è morto».

Gigi Sabani aveva detto di sé: «La paura più forte? La morte è la peggior cosa che ti possa capitare, ma subito dopo c è l’ ingiustizia. La morte può essere rapida, l’ ingiustizia la vivi e, a volte, può durare anni». La sua vita è la storia drammatica di un uomo brillante e vincente, un asso dello spettacolo, e poi d’ improvviso travolto e scaraventato nel baratro della depressione e dell’ infelicità. Ha cercato di opporvisi con l’ironia. Ha raccontato: «Quando sono arrivati i carabinieri per arrestarmi, per lo scandalo dei provini sexy, ero convinto di essere su Scherzi a parte e ho detto: “Ma ‘ndo stanno le telecamere?”». Ai suoi funerali apparve un cartello, di un ignoto ammiratore, con questa scritta: «È solo un’imitazione, vero?».

Torna in alto