Woody Allen, dopo le accuse di molestie della figlia: “Potrei stare su un poster del #MeToo”

Woody Allen, dopo le accuse di molestie della figlia: “Potrei stare su un poster del #MeToo”

Il regista, in una intervista rilasciata al giornale argentino ‘Periodismo Para Todos’, si difende dalle accuse di molestie della figlia adottiva usando il suo noto umorismo: “Ho collaborato con centinaia di attrici e non ce ne è stata una che mi abbia accusato di comportamenti inappropriati”

“Il mio volto potrebbe essere usato per il manifesto del movimento #MeToo”. Durante gli ultimi mesi, Woody Allen si è trovato costretto a difendersi ancora dalle accuse di molestia sessuale che sua figlia adottiva Dylan Farrow è tornata a rivolgergli, sull’onda dello scandalo Weinstein a Hollywood, a quattro anni di distanza dalla prima volta che lo aveva fatto, nel 2014, con una lettera aperta al New York Times. Così, nel corso di un’intervista con il giornale argentino Periodismo Para Todos, forse stanco di ripetere l’ormai solito “Non ho abusato di mia figlia quando era una bambina”, al quale fa di consuetudine seguito “Dylan è stata manipolata da Mia Farrow”, il regista mette nelle sue dichiarazioni l’ironia che normalmente riserva ai suoi film: Allen si è così candidato a ‘poster boy’ per il movimento nato a Hollywood dopo l’inchiesta del New Yorker su quello che è poi diventato il caso Weinstein e che porta la firma proprio dell’altro figlio adottivo suo e di Mia Farrow, Ronan Farrow, da sempre dalla parte di Dylan contro Allen.Woody Allen sceglie sì di fare dell’ironia, ma poi è decisamente serio quando spiega al giornale: “Sono un grande sostenitore del movimento #MeToo. Potrei essere il volto del suo manifesto perché lavoro nel cinema da cinquant’anni. Ho collaborato con centinaia di attrici e non ce ne è stata una – dalle grandi attrici alle esordienti – che mi abbia mai accusato di comportamenti inappropriati. Ho sempre avuto rapporti stupendi con ognuna di loro”. Non ha senso, per lui, che qualcuno lo paragoni a molestatori come Harvey Weinstein: “La cosa che mi infastidisce di più è essere accomunato a persone come lui. Gente accusata di violenza da venti, cinquanta, cento donne e io, accusato da una sola donna in un caso di custodia di minore, accusa della quale è già stata dimostrata la falsità, mi ritrovo nel mucchio di quelle orribili persone”.In effetti, dalla nascita del movimento #MeToo, diversi attori e esponenti del mondo del cinema hanno scelto di scusarsi pubblicamente per aver lavorato con Woody Allen, alcuni decidendo di donare i compensi ricevuti sul set dei suoi film, come Ellen Page e Timothée Chalamet, altri promettendo di non lavorare più con lui, come Colin Firth o Greta Gerwig. Ma delle accuse rivoltegli da Dylan, Ronan e Mia Farrow, Allen dice: “Venticinque anni fa le autorità hanno indagato sul caso giungendo alla conclusione che era tutto falso. Quella per me è stata la fine della questione, io sono andato avanti con la mia vita. Tornarci ora e accusare qualcuno ingiustamente è terribile. Sono un uomo con una famiglia e dei figli. Tutto questo è molto triste”.

repubblica.it

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