Golino, i miei fratelli in cerca felicità

Golino, i miei fratelli in cerca felicità

Piace Euforia, la sua seconda regia, con Scamarcio e Mastandrea

Valeria Golino e’ al secondo film da regista. Rappresenta quel piccolo numero di donne che hanno a loro modo sfondato il tetto di cristallo perche’ trovare credito per i finanziamenti, convincere della bontà di una storia e’ certo più difficile che per un collega uomo. Sono i numeri e le proporzioni di genere a dirlo. E’ al festival di Cannes con un film potente, Euforia, che 01 farà uscire in autunno e che potrà incontrare i gusti del pubblico ai quali propone una coppia di protagonisti che funziona a meraviglia: Riccardo Scamarcio e Valerio Mastandrea, due fratelli diametralmente opposti per carattere e stile di vita ma che saranno costretti ad incontrarsi forzatamente per i fatti della vita, a coabitare e a scoprirsi, a riconoscersi, ad amarsi come non sapevano di poter fare.

E’ passato con successo a Un Certain Regard ma non avrebbe sfigurato nel concorso principale. “Va bene cosi’ – dice Golino – me lo avessero proposto certo non rifiutavo ma ho pensato in cuor mio che questa sezione che mi ha fatto debuttare con il mio primo film, Miele, mi avrebbe accolta ancora e protetta”. Con Euforia, Golino dimostra doti acute, un tocco profondità e leggerezza allo stesso tempo, si concede ‘svolazzi’ come li chiama lei e allo stesso tempo punta dritto ad emozionare, senza retorica ma con grande verità. Rispecchia il suo carattere e i suoi protagonisti e le ‘amiche’ che hanno avuto ruoli nella storia: la sua ‘migliore amica’ Isabella Ferrari, la ‘musa’ Jasmine, Valentina Cervi lo confermano a gran voce: e’ proprio quello il tocco anche personale di Golino, “capace di metterci su una lunghezza d’onda che e’ proprio la sua e non di altri” dice Scamarcio, il suo ex compagno, rimasto affettuoso amico. Guai a parlarle di quote rosa, “Per me non devono esserci. Pero’ stiamo vivendo un momento storico importante, ci portera’ ad un passo avanti e due indietro, poi un altro avanti, ma e’ importante esporsi, battersi – dice guardando la Trinca, che era per Dissenso Comune sul palco delle donne – perche’ portera’ ad una evoluzione. Quando si comincia a fare differenza tipo ‘sono meglio registi uomini o meglio le donne’ penso che siano grandi cazzate, ma ci sono cose che invece vanno cambiate e possono essere legiferate. Ed e’ questo che si sta tentando di fare”.

La storia di Euforia, scritta con Francesca Marciano, Valia Santella e la collaborazione di Walter Siti, “e’ piena di spunti personali, di mio padre, del momento che stava vivendo un mio amico, di cose accadute a Francesca. Non e’ un’autobiografia ma certo che filmiamo sempre qualcosa che ci appartiene”. Riccardo Scamarcio (in un ruolo simile a quello di Loro di Paolo Sorrentino) e’ Matteo, un giovane di paese che con scaltrezza e’ diventato ricco, vive in una terrazza al centro di Roma, fa affari con il Vaticano, e’ omosessuale e vive la vita come se ogni giorno fosse l’ultimo, cosi’ sopra le righe. Valerio Mastandrea e’ Ettore, insegnante, rimasto a vivere fuori citta’, alle prese con una mamma petulante, un figlioletto, una moglie (Isabella Ferrari) che non sopporta piu’, un amore che lo rende vitale ma che sacrifica per restare in famiglia. Poi arriva un problema di salute e tutto cambia. Per curarsi va ad abitare dal fratello, i due si soffiano come due gatti ma e’ solo questione di tempo.

“Il film e’ il racconto di una persona che crede di avere strumenti e armi per vincere tutto e che quando gli si presenta davanti un intoppo reagisce con le stesse armi che usa nella sua vita. Invece – spiega Mastandrea riferendosi a Scamarcio – capisce che per combattere le cose, attraversare il dolore deve farsi volere bene per quello che e’ non per quello che fa”. Mastandrea racconta di aver immaginato il suo Ettore malato, ” come se sapesse dall’inizio della sua condizione e guardasse gli altri che cambiavano nei suoi confronti, provocandoli, respingendoli, un personaggio specchio degli altri. Io persone come mio fratello Scamarcio le conosco: persone piene di umanita’ con un comune denominatore che e’ la fame atavica della vita, la bulimia della vita, persone che sono molto sole, che fanno fatica ad entrare in contatto con le cose importanti, con il proprio aspetto emotivo”. La stessa emotivita’ che Riccardo Scamarcio chiama Euforia: “in questo film ci sono tutte persone che si conosco bene anche nella vita. Abbiamo cercato di lavorare mettendo in gioco anche queste cose, emozioni personali, esperienze vissute. Il film ci dava questa opportunità di ripescare nella nostra parte emotiva più profonda”. A Golino piace definitivamente darsi alla regia? “La deresponsabilizzazione che ti da’ in un certo senso essere interprete da una parte mi piace tantissimo, me la godo. Ma come attrice vivo un’altra responsabilita’ perche’ io so che gli interpreti sono co-autori del film e se un regista non lo dice o e’ in cattiva fede o non se ne accorge. Gli attori sono fondamentali: possono snaturare un film o portare all’ennesima potenza un lavoro”.

Alessandra Magliaro, Ansa

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