Lunedì tornerà l’appuntamento con le inchieste di Report, su Rai3

Lunedì tornerà l’appuntamento con le inchieste di Report, su Rai3
Lunedì tornerà Report, su Rai3. Vi invitiamo a guardare la trasmissione, perché mostrerà delle inchieste molto interessanti. Si parlerà del sistema autostradale nostrano, del latte in polvere e di solfiti. Leggete le anticipazioni delle inchieste, così potete già farvi un’idea di quello che andrete a vedere lunedì.
La prima inchiesta, I signori delle autostrade di Luca Chianca, si chiede: perché ogni primo gennaio i pedaggi autostradali aumentano? Eppure dal 1999 il nostro sistema autostradale, fino a quel momento prevalentemente pubblico, è stato messo sul mercato stimolando gli appetiti degli azionisti privati perché il capitale investito della maggior parte delle autostrade italiane era già stato ammortizzato e remunerato. Ci si sarebbe aspettato che le tariffe si riducessero drasticamente, e invece…
In Italia le concessioni autostradali sono ben 25 e quasi il 70% se lo spartiscono due grandi gruppi: i Benetton e i Gavio. Nel 2016 il settore ha segnato un fatturato di quasi sette miliardi e l’83% arriva dai pedaggi. Alcune concessioni sono scadute da anni e i governi che si alternano, invece di fare le gare, prorogano i contratti con la promessa di nuovi investimenti, che però sono diminuiti: solo lo scorso anno -20%, mentre la spesa per le manutenzioni è calata del -7%.
La riforma dei lavori pubblici aveva abbassato la soglia per ricorrere a affidamenti in house, da parte delle concessionarie private per lavori e manutenzioni, dal 40% al 20%, ma un emendamento infilato a dicembre scorso nella legge di stabilità ha riportato l’asticella in su, venendo incontro alle esigenze dei concessionari: un mercato, stimabile intorno ai 3,5 miliardi di euro, sottratto alla concorrenza e che nessun soggetto pubblico ha mai controllato.
E per quel che riguarda gli investimenti promessi, chi controlla? A verificare la qualità dei lavori realizzati “in casa” è un soggetto che fa parte dello stesso gruppo.
La seconda inchiesta, Fino all’ultima goccia di Lucina Paternesi, si chiede: l’Italia sta davvero promuovendo l’allattamento al seno o continuiamo a subire la potenza commerciale dei grandi produttori di latte in polvere? Ancora oggi le mamme, al momento di uscire dall’ospedale dopo il parto, nella cartella delle dimissioni si ritrovano la prescrizione della marca di latte artificiale. Pratica vietata dalla legge che, però, non prevede sanzioni. L’Organizzazione mondiale della sanità raccomanda l’allattamento al seno in via esclusiva almeno fino a sei mesi, ma secondo le stime, questo accade solo per il 36% dei neonati. A crescere forte e sano per il momento è il business delle multinazionali delle formule artificiali. Secondo i ricercatori della fondazione inglese Changing Markets, tra il 2010 e il 2015 il volume d’affari è aumentato da 30 a 50 miliardi di dollari ed entro il prossimo anno potrebbe toccare i 70 miliardi. Il nuovo target sono le mamme dei paesi in cui nascono tanti bambini, in particolare in Asia. E dopo l’incidente occorso in Francia al colosso Lactalis – 35 bambini finiti in ospedale per aver bevuto latte contaminato da salmonella – ci si aspetterebbe che il latte artificiale sia tra gli alimenti più sicuri. Ma lo è davvero?
La terza inchiesta, Il gusto dei solfiti di Cecilia Andrea Bacci si chiede: ma i solfti sono innocui? Si trovano in tanti cibi, andrebbero segnalati in etichetta per la loro capacità di provocare allergie o intolleranze. Sulle bottiglie di vino c’è sempre scritto “contiene solfiti”, ma quanti ce ne sono? E se insieme al bicchiere di vino uno si sgranocchia della frutta essiccata che pure li contiene? Non sarà che, senza saperlo, potremmo ingerirne più del dovuto? C’è un limite giornaliero raccomandato, ma superarlo non è difficile, dipende dal nostro peso e dal menu. Entro il 2020 l’Autorità europea per la sicurezza alimentare dovrà pronunciarsi: infatti, anche se non esistono timori specifici, “i dati scientifici sui solfiti e su ciò che accade loro all’interno dell’organismo sono limitati”. Produrre senza solfiti si può? Siamo andati a vedere chi lo sta già facendo.
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