Claudia Galanti: “Mi hanno detto che mia figlia era morta per telefono”

Claudia Galanti: “Mi hanno detto che mia figlia era morta per telefono”

Intervistata dal Corriere della Sera, Claudia Galanti ha ripercorso gli anni turbolenti della sua vita: la separazione, la morte della figlia e l’arresto del suo compagno

La vita di Claudia Galanti non è stata tutta rosa e fiori, ma tra i tanti dolori che ha dovuto affrontare, quello della morte di sua figlia Indila l’ha particolarmente segnata.

Intervistata dal Corriere della sera, la showgirl ripercorre la sua vita per tappe. “Mi dissero che la mia bambina era morta e cominciai a distruggere tutto – spiega la Galanti -. Ho cominciato a distruggere tutto quello che avevo davanti a me, tavolini, bicchieri. Lanciavo le sedie per aria e gridavo. Non so come mi hanno imbarcata sul volo per Parigi, ero completamente fuori di testa”. Claudia – spiega – di essere stata informata della morte della sua terzogenita di 9 mesi al cellulare, mentre era all’aeroporto di Dubai: “Tua figlia è morta, torna. Ho pensato: ‘ma che sta dicendo’. Ho passato il telefono alla mia amica, quando l’ho vista svenire ho capito che era la verità”.

Quel maledetto 3 dicembre del 2014 per la Galanti inizia una nuova fase della sua vita. La vita fatta di eccessi in Costa Smeralda scompare, i party estremi puri e le giornate passate sui jet privati anche. “In sei mesi ho visto andare in fumo la mia vita – continua al Corsera -. In agosto mi sono separata, a dicembre è morta nostra figlia e gennaio hanno arrestato Arnaud Mimran (padre dei tre figli della Galanti, ndr). Sono scappata da Parigi e ho cercato protezione in Italia. Ma ho capito che è il momento di ricominciare e per questo sono tornata in Francia”.

La morte della figlia, la separazione, l’arresto del compagno per frode fiscale sono tutti stati momenti tosti da superare. Ma proprio il dover dire ai figli che il papà aveva avuto problemi è stato un salto importante per la Galanti. “Abbiamo smesso di andare a Parigi e Liam ha iniziato ad accusarmi che non poteva più vedere il padre per colpa mia – racconta -. Un giorno ho deciso di dire la verità ai miei figli e loro hanno risposto: ‘ok mamma’. Mi sono seduta su una sedia e ho pensato ‘non può essere che abbiano accettato senza fiatare anche questa cosa’. Ho chiamato la psicologa perché temevo che reprimessero le emozioni: dopo qualche settimana di terapia mi ha detto che era inutile continuare, i bambini erano sereni”.

I suoi bimbi sono una forza della natura e proprio questa forza cercano di trasmetterla alla loro mamma. Qualche giorno fa, ad esempio, “ricorreva il compleanno di Indila e Arnaud mi ha pregato di comperare una torta”. “Mi sono rifugiata in cucina come mi succede nei momenti peggiori – confessa Claudia Galanti – quel dolce l’ ho impastato io, ma non avevo il coraggio di festeggiare. Liam invece ha preso una foto della sorellina, l’ha messa a tavola con noi e mi ha chiesto di accendere una candelina. Abbiamo ricordato così Indila, grazie al loro amore”.

Nella lunga intervista, poi, Claudia parla del suo primo incontro con Arnaud, del loro amore, “abbiamo vissuto di eccessi, sempre in viaggio, tanti party”, dei loro problemi, in particolare del problema di Arnaud col gioco d’azzardo, “una dipendenza vera e propria, mi vergogno a dire quanti milioni sono stati bruciati su un tavolo da gioco” e di quello che potrebbe essere il loro futuro una volta che lui uscirà dal carcere. “Adesso che sono tornata a Parigi tutti ci immaginano di nuovo insieme – afferma la Galanti – una volta che uscirà dalla prigione proveremo a rimettere insieme la famiglia, ma se lo faremo sarà per noi e non per i nostri figli. E poi sposarsi in carcere non è la cosa più romantica del mondo. Sogno ancora un abito bianco, in chiesa”.

Ma nell’intervista Claudia Galanti trova anche il modo di ricordare il suo passato, i suoi primi lavori e tutti i sacrifici fatti per mantenere la sua famiglia in Paraguay. “Ho cominciato a lavorare in una fabbrica dove smontavo telefonini, iniziavo alle 8 della mattina e ho guadagnato bene – continua -. Mandavo i soldi a mio padre, che era depresso e non lavorava più: c’ erano i miei fratelli gemelli da mantenere, orfani di madre. Non l’ho perdonato: ha messo il peso di una famiglia su una ragazzina. Oggi ho bisogno di lavorare, prima ero preoccupata di combinare l’orologio con il colore del vestito, oggi, dopo aver subito due furti non ho più nulla e mi va bene così. Sono uscita da Fantasilandia e sono tornata sulla Terra. Adesso vorrei solo un programma di cucina tutto mio, come Nigella Lawson“.

Anna Rossi, il Giornale

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