(Tiziano Rapanà) Vi aspettate un mio commento sulla prima puntata del festival, vero? Cosa volete che vi dica, non mi è dispiaciuto ma non mi è nemmeno piaciuto, questo debutto. Se avessi dovuto valutarlo sinteticamente, mi sarei limitato ad un “così così”. Non lo reputo creativamente significativo. Penso non sarà un festival capace di lasciare una traccia nella memoria visiva del nostro Paese. Ho comunque apprezzato la sobrietà di Baglioni che ha lasciato la conduzione nelle mani, sicure, di Michelle Hunziker. Favino si è rivelato un folletto simpatico e Fiorello, il super ospite par excellence, non ha deluso. Sulle canzoni non dico nulla: non sono un critico musicale e dunque non mi addentro. Comunque se accettate le impressioni di un semplice ascoltatore, posso dirvi che non mi sono piaciute affatto. Non rientrano nei miei generi prediletti d’ascolto. Adoro i Krisma, Sergio Caputo, i primi Bluvertigo. Sono gusti, riconosco, un po’ elitari. Comunque la cosa che mi preme di scrivervi non è legata ad un’opinione sul festival, ma al fatto che le altre reti tv non diano un’alternativa a Sanremo. Non c’è una controprogrammazione. Tolta qualche consuetudine di palinsesto, ci sono soltanto repliche e riproposizioni di vecchi film. Pensate soltanto a stasera. Canale 5 trasmetterà il Segreto, Italia 1 manderà in onda lo stravecchio film Seven e via discorrendo. Capisco le altri reti Rai che non vogliano, giustamente, danneggiare l’ammiraglia. Ma Mediaset e gli altri network non sono giustificabili. Sanremo è, dopotutto, un programma come gli altri e se vince – è ieri ha addirittura stravinto – è, anche, a causa della mancanza di attrattiva del resto della tv. Al telespettatore, volente o nolente, gli tocca guardare il festival. E la cosa non è mica normale.
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