(Tiziano Rapanà) Netflix ha deciso di realizzare la seconda stagione di Suburra, la prima serie italiana della piattaforma di streaming on demand. Vi avevo parlato diffusamente di una mia accesa benevolenza nei confronti della serie. Per me, è la migliore del 2017 (almeno a livello europeo). Quindi potete speditamente intuire il mio gradimento per la scelta. È un piacere sapere che una nostra fiction è divenuta in un breve tempo una punta di diamante del catalogo Netflix. Ed è soprattutto un piacere scoprire che Netflix dia fiducia ad una serie fondamentale per la piattaforma, perché il prodotto è lontano anni luce dalle logiche produttive made in Hbo: ossia quelle logiche, che guardano al pubblico di nicchia, all’èlite culturale. Logiche che hanno portato alla realizzazione dei vari Sense 8, Black Mirror e compagnia bella. Ovviamente una rondine non fa primavera, perché comunque Netflix continua a produrre massicciamente un intrattenimento adatto al telespettatore cosiddetto radical chic. Tuttavia, la scelta di dare un seguito a Suburra così come l’idea di inserire nel catalogo telefilm iperpopolari, come Don Matteo, fa ben sperare in un futuro legato più al versante generalista e meno alla cerchia degli intellettuali (o presunti tali).
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