“Anziché sviluppare un ragionamento evoluto, prendendo atto del mutato contesto multipiattaforma e multimediale nel quale le radio e le televisioni sono gli unici soggetti strettamente regolati a differenza di Internet e dei social media, l’Agcom ha scelto la strada di irrigidire ulteriormente le regole sulla par condicio con norme largamente peggiorative rispetto alle precedenti consultazioni, rifacendosi ai contenuti predisposti dalla Commissione parlamentare di vigilanza per il servizio pubblico e in alcuni casi andando anche oltre”. Lo afferma Confindustria Radio Televisioni, riferendosi alle disposizioni dell’Authority sul tema della par condicio in campagna elettorale.
“Da un’Autorità pragmatica e attenta agli sviluppi del sistema ci si sarebbe invece aspettati un’applicazione più evoluta e compatibile di una legge, pensata per un tempo, un mondo e un contesto politico istituzionale diversi, che impone di misurare la par condicio con il bilancino e il cronometro”, scrive l’associazione. “Sarebbe stato infatti doveroso considerare che da una parte esiste un mezzo del tutto incontrollato e non identificabile, ma con grande capacità di influenzare le opinioni, come la Rete; e dall’altra, editori ampiamente riconoscibili, aperti e plurali, in grado di garantire la mediazione professionale, qualificata e deontologicamente controllata dei propri giornalisti. E le emittenti italiane stanno certamente su livelli di ampio equilibrio”.
Confindustria osserva inoltre che “tra le nuove regole, ai limiti della costituzionalità, da cui è evidente il passo indietro dell’Autorità, si segnalano l’estensione di obblighi a giornalisti e opinionisti; la compressione della libertà di commento e di critica degli stessi giornalisti con la valutazione del tempo di notizia oltre alla valutazione del tempo di parola; una possibile verifica del pluralismo dell’informazione in fasce orarie non meglio identificate; l’obbligo di assicurare l’alternanza e la parità di genere tra i soggetti politici in competizione (cosa che evidentemente non può dipendere dalle emittenti, ma dalle forze politiche coinvolte); l’invio di una dichiarazione preventiva sui soggetti politici ospitati nei programmi, per finire con la incredibile e impraticabile par condicio estesa alle rassegne stampa e, addirittura, ai comportamenti del pubblico”.
“Molte di tali imposizioni – conclude la nota – sono palesemente inapplicabili e contraddittorie, o sono tali da comportare oneri operativi insostenibili, con ricadute negative sulla possibilità di garantire l’obiettività dell’informazione in una competizione elettorale difficile ma fondamentale per il futuro del Paese. Confindustria Radio TV comunque rinnova, come sempre, il massimo impegno per la correttezza e la completezza dell’informazione”.
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