Par condicio in tv. Ora ci sarà il contraddittorio anche tra i giornalisti

Par condicio in tv. Ora ci sarà il contraddittorio anche tra i giornalisti

Le norme della par condicio per la campagna elettorale dall’Autorità Garante per le comunicazioni pongono alcune questioni nuove, soprattutto riguardo i giornalisti invitati, che dovranno chiarire il «sostegno a una tesi»

L’Autorità Garante per le comunicazioni- Agcom – ha approvato lo schema di regolamento per l’applicazione della par condicio da parte delle tv private nella campagna elettorale per le elezioni politiche del prossimo 4 marzo. L’Autorità ha anche approvato lo schema di regolamento relativo alle elezioni regionali del Lazio e della Lombardia. L’articolo 7 spiega che «i direttori, i conduttori, i giornalisti e i registi devono essere imparziali, affinché gli utenti non siano oggettivamente nelle condizioni di poter attribuire specifici orientamenti alla testata, considerando non solo le presenze e le posizioni dei candidati, di esponenti politici o comunque di persone chiaramente riconducibili ai partiti e alle liste concorrenti , ma anche le posizioni di contenuto politico espresse da soggetti e persone non direttamente partecipanti alla competizione elettorale». Fin qui nulla di nuovo rispetto al passato: un telespettatore di una tv privata non deve «capire» quale sia l’orientamento della testata e deve essere messo nelle condizioni di assistere a un dibattito non ideologicamente orientato.

Il giornalista e il «sostegno di una tesi»

Ma c’è il punto 2 che apre la porta a molti interrogativi, soprattutto per quanto riguarda l’intervento di giornalisti-opinionisti. Si legge infatti testualmente: «Laddove il format del programma preveda l’intervento di un giornalista o di un opinionista a sostegno di una tesi, deve essere garantito uno spazio adeguato alla rappresentazione di altre sensibilità culturali in ossequio non solo al principio del pluralismo ma anche del contradditorio, della completezza e dell’oggettività dell’informazione stessa, garantendo in ogni caso la verifica di dati e informazioni dal confronto». In sostanza (è la preoccupazione che sta emergendo nei network privati oggetto del regolamento) se un/una giornalista viene invitato/a un dibattito politico durante la campagna elettorale, dovrà in qualche modo dichiarare la propria posizione («sostegno di una tesi«) per mettere il conduttore nelle condizioni di offrire «uno spazio adeguato alla rappresentazione di altre sensibilità culturali».

Travaglio e l’anti-Travaglio?

Molti format, lo sappiamo, funzionano sul contraddittorio non solo tra i politici ma anche tra editorialisti e opinionisti. Cosa accadrà nei network privati alla luce di questo indirizzo dell’Agcom? I giornalisti invitati dovranno dichiarare la propria posizione? Resta anche la raccomandazione per quanto riguarda il pubblico in studio: «L’organizzazione e lo svolgimento dei notiziari e dei programmi di informazione, anche con riferimento ai contributi filmati alla ricostruzione delle vicende narrate, alla composizione e al comportamento del pubblico in studio devono essere tali da garantire il pluralismo, l’indipendenza, l’obiettività, l’equilibrata rappresentanza di genere e l’apertura alle diverse forze politiche». Ma questa è materia già nota e applicata. La novità potrebbe davvero riguardare la «posizione» degli ospiti giornalisti. Per fare un esempio concreto: invitando Marco Travaglio occorrerà trovare un anti-Travaglio?

Paolo Conti, Corriere della Sera

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