«Vi prego, fratelli, di guardare a me come fratello e servitore. La Maestà è riservata solo a Dio e il trono è quello dei cieli e della terra»
Con queste parole si presentò alla sua gente Faysal ibn ʿAbd al-ʿAzīz Āl Saʿūd, sovrano del Regno dell’Arabia Saudita dal 1964 al 1975. La sua vita sarà il soggetto del primo film che i sudditi di Re Salman potranno vedere al cinema, a partire dal prossimo marzo, dopo la revoca, decisa dal sovrano, del divieto cinematografico in vigore da 35 anni. Born a King è il titolo del lungometraggio – diretto da Agustí Villaronga e interpretato tra gli altri da Ed Skrein e Hermione Corfield – che in questi giorni si gira nel Regno Unito. Racconta le storiche missioni diplomatiche dell’allora Principe che, all’età di 14 anni, fu inviato in Inghilterra in rappresentanza di suo padre, re Abd al-Aziz. Ci rimase per cinque mesi, nei quali ebbe modo di incontrare importanti leader britannici, tra cui Lord Curzon e Winston Churchill. Anni dopo, incontrando da Re la Regina Elisabetta II, le regalò una meravigliosa collana di brillanti e diamanti a baguette. La sovrana l’aveva al collo in occasione della celebrazione della sua dipartita. Salito al trono grazie ad una fatwa del Gran Muftì, al termine di una feroce contesa con suo fratello re Sa’ūd, Faysal fu amato dal suo popolo, ricordato per le riforme, l’aperta visione religiosa, lo sviluppo economico raggiunto dal Paese durante il suo regno. Fedele amico dell’Occidente, abolì la schiavitù, avverso il comunismo, portò in Arabia la televisione, sposò 4 donne da cui ebbe 19 figli. Nominato da Time persona dell’anno nel 1974, fu assassinato l’anno dopo, con un colpo di pistola a bruciapelo da suo nipote. Blues for Allah è il titolo di una lirica che i Grateful Dead vollero dedicare a Re Faisal, «un governante progressista e incline alla democrazia [e, incidentalmente, un nostro fan] il cui assassinio nel 1975 ci scioccò personalmente». Questo si legge all’interno dell’album della rock band statunitense.
La stampa