Paddington di nuovo al cinema, esempio di accoglienza nella Londra post Brexit

Paddington di nuovo al cinema, esempio di accoglienza nella Londra post Brexit

Nelle sale da ieri il nuovo capitolo della saga dell’orsetto creato da Michael Bond 60 anni fa. Parla la figlia dell’autore, erede del “marchio”: “Paddington è più di attualità oggi di quando mio padre lo ha creato”

Paddington, il buffo orsetto dal profondo Perù accolto dall’inglesissima famiglia Brown residente a Windsor Garden, torna sul grande schermo dopo il successo del primo film (268 milioni di dollari nel mondo) con nuove e esilaranti avventure. Nonostante i suoi 60 anni è più attuale e contemporaneo che mai: il suo destino di migrante, arrivato in una nave dal Sud America nascosto in una scialuppa con una valigia piena di barattoli di marmellata di arance, lo ha reso l’icona della ribellione alla Gran Bretagna della Brexit. E’ morto a 91 anni lo scrittore Michael Bond: è stato il papà dell’Orso Paddington. L’orsetto peruviano e la Brexit. In una delle sue ultime interviste il suo creatore Michael Bond, morto a giugno all’età del 91 anni, al Mirror diceva di essere molto triste dell’uscita dell’Inghilterra dall’Unione Europea. Oggi sua figlia Karen, che insieme al fratello Anthony, gestisce l’eredità paterna ci conferma al telefono da Londra: “Paddington inventato da mio padre nel 1958 è più attuale che mai: gli argomenti trattati nei suoi libri sono molto rilevanti nel tempo che viviamo. Nonostante la Brexit gli inglesi dentro di loro rimangono un popolo accogliente e l’accoglienza di uno straniero sconosciuto come Paddington è un messaggio importante. È un vero peccato che questo messaggio si perda a livello politico. Le storie di Paddington si possono definire politiche ma non intenzionalmente, mio padre quando ha scritto il primo racconto non pensava di scrivere un libro per bambini, fondamentalmente scriveva per se stesso. Questo fa sì che le sue storie si possano leggere su livelli differenti e possano essere amate dai ragazzi ma anche dagli adulti proprio per questa complessità.E lo stesso si può dire dei due film”.Paddington finisce dietro le sbarre. In questo nuovo capitolo da grande schermo, nelle sale da ieri in circa 400 sale distribuito da Eagle Pictures, Paddington dovrà misurarsi con l’esperienza della galera e con un’indagine che serve a smascherare il ladro di un volume prezioso. Per il centesimo compleanno di zia Lucy, che oggi vive in una casa di riposo per orsi anziani in Perù, l’orsetto che deve tutto alla sua mamma putativa che lo ha adottato quando era un cucciolo sperduto in un fiume in piena, vuole farle un regalo speciale. Nel negozio del suo amico antiquario Mr. Gruber (Jim Broadbent) ha messo gli occhio su un bellissimo libro pop up dedicato a Londra, creato da un’artista straordinaria come Madame Kozlova, trapezista, ballerina e disegnatrice che ha nascosto un tesoro mai ritrovato. E sul quale un ex star del teatro (un brillante Hugh Grant) ha dei progetti di possesso. Per un errore giudiziario Paddington sarà accusato del furto di questo libro prezioso e finirà in carcere, la famiglia Brown (i genitori Sally Hawkins e Hugh Bonneville, i giovani Samuel Joslin e Madeleine Harris ormai adolescenti), gli amici di Windsor Garden e i nuovi sodali conosciuti in galera gli saranno a fianco in questa difficilissima indagine. “Questo secondo film riflette ancor più che il primo lo spirito dei libri di mio padre – dice Karen Jankel – con il primo capitolo Paul King e i suoi collaboratori hanno dovuto presentare il personaggio di Paddington e la sua storia anche a chi non aveva mai letto i libri, mentre con questo secondo hanno potuto andare direttamente alla storia. E ciò che mi ha fatto enormemente piacere è che sono riusciti a integrare in questa storia alcune avventure presenti nei libri di papà: per esempio Paddington assistente del barbiere, una sequenza veramente buffa”.iL’infanzia da sfollato e l’accoglienza dei piccoli ebrei. Fin dal primo libro A Bear Called Paddington, (L’orso del Perù) Michael Bond, un operatore della BBC con la passione per la scrittura, ha preso ispirazione per il suo personaggio dalle esperienze sue e della sua famiglia. E per il cucciolo, che arriva alla stazione dei treni da cui poi prende il nome con un cartello attaccato al collo che recita “Per favore prendetevi cura di questo orsetto”, Bond si è ispirato alla sua esperienza di adolescente negli anni della Seconda guerra mondiale, quando i bambini venivano affidati agli sconosciuti purché li portassero fuori Londra per scampare le bombe naziste. Inoltre la famiglia dell’autore, che viveva nella cittadina di Reading, ad una sessantina di chilometri dalla capitale, prese in casa due ragazzi ebrei di nove e dieci anni insegnando a Michael quei valori di accoglienza e solidarietà che poi – diventato adulto – ha comunicato ai suoi figli e ai milioni di lettori sparsi nel mondo. “Mio padre è nato nel 1926, quando la seconda guerra mondiale è scoppiata era ancora piuttosto giovane e appena l’età glielo ha permesso si è arruolato nell’esercito e nell’aviazione – racconta Karen – Ma i suoi ricordi più forti riguardavano proprio l’evacuazione dei civili e l’immagine di tutti questi ragazzini alla stazione; l’idea dell’orsetto con la valigia e il cartellino arriva proprio da lì. Sono storie con cui io e mio fratello siamo cresciuti”. L’ultimo libro di Paddington. Nell’aprile scorso è uscito l’ultimo libro scritto ancora da Michael Bond, Paddington’s Finest Hour, e per quel che riguarda il futuro della saga Karen Jankel ci dice: “Non posso dirvi molto su questo, tutto ciò che posso confermare è che mio padre stava scrivendo ancora una storia prima di morire e che è riuscito a finirla. Verrà pubblicata il prossimo anno”. Paddington at St Paul’s, che racconta l’equivoco per cui l’orsetto viene scambiato per un ragazzino del coro durante la visita alla cattedrale di St. Paul, uscirà nel 2018 in occasione dell’anniversario della morte del suo autore.

La repubblica

Torna in alto