Il 26 settembre una commissione esaminerà le pellicole e sceglierà quella da mandare alla selezione americana per la “short list”…
“Fortunata” di Sergio Castellitto, “La tenerezza” di Gianni Amelio, ma anche “L’equilibrio” di Vincenzo Marra… Questi alcuni dei 14 film italiani, che il prossimo 26 settembre verranno esaminati da una commissione presso l’Anica, la quale sceglierà la pellicola da promuovere a Hollywood. E sarà solo primo step di un percorso ad ostacoli. Il successivo sarà il superamento della selezione per entrare nei “magnifici 9” della cosiddetta short list e partecipare così alla battaglia finale per l’Oscar come miglior film straniero. Appuntamento al 4 marzo 2018 al Dolby Theatre… arrivarci non sarà facile.Difficile scommettere su un cavallo “sicuro” quest’anno nella corsa agli Oscar e nella fase finale sarà comunque la grande platea dei votanti a decidere, chi si merita il titolo di miglior film dell’anno non in lingua inglese. All’annuale scadenza della candidatura ci si presenta quest’anno nella più grande incertezza e con film in larga misura di oggettivo valore, ma non di agevole comprensione per il pubblico americano. Tanto che in molti scommettono fin d’ora piuttosto sull’ultimo film di Luca Guadagnino (“Call Me By Your Name”) che si presenta però “fuori quota” essendo stato girato in lingua inglese. Su chi invece puntare tra i 14 in lingua italiana? Il test internazionale di alcuni di loro (“A Ciambra” di Jonas Carpignano, “Cuori puri” di Roberto De Paolis, “Fortunata” di Sergio Castellitto, “Sicilian Ghost Story” di Grassadonia&Piazza) parla in favore di quest’ultimo o del lavoro di Castellitto sorretto in Italia da una major come Universal che lo ha distribuito. La “prova del fuoco” delle sale incoraggia “La tenerezza” di Gianni Amelio che ha sedotto il pubblico italiano (come pure “L’ora legale” di Ficarra&Picone) e parla comunque un linguaggio internazionale. L’ordalia veneziana mette in cima alla lista un’animazione come “Gatta Cenerentola” che potrebbe ripetere l’exploit di “La mia vita da zucchina” ammessa nelle nomination nonostante non sia abituale includere i cartoons. Subito dietro “L’equilibrio” di Vincenzo Marra, “L’ordine delle cose” di Andrea Segre, “La vita in comune” di Edoardo Winspeare e “Una famiglia” di Sebastiano Riso. Più difficile disegnare un pronostico per una dolcissima commedia generazionale come “Tutto quello che vuoi” di Francesco Bruni, l’elegante “La stoffa dei sogni” di Gianfranco Cabiddu (comunque amato dai giornalisti stranieri come conferma il Globe della stampa estera), il vero outsider “Ho amici in paradiso” dell’esordiente Fabrizio Maria Cortese. Qualsiasi sia la scelta del comitato italiano non sarà un’impresa facile perché praticamente tutti i candidati attestano di un cinema in fermento, ma senza quei valori sicuri nel segno di una tradizione rinnovata (si pensa a Sorrentino o Tornatore senza contare il “fenomeno” Benigni) che in passato ci hanno portato fortuna. Del resto, prescindendo dai giudizi personali e dalla qualità artistica, la corsa all’Oscar è anche questione di mezzi e relazioni: partono favoriti i film che possono contare su una distribuzione americana e su risorse da destinare alla promozione oltre Oceano, a prescindere dall’impegno istituzionale di Istituto Luce – Cinecittà e dei nostri Ministeri. Le selezione per l’Oscar non è una medaglia al valore artistico, semmai alla forza produttiva o alla capacità di stupire. Altrimenti un anno fa il premiatissimo “Fuocoammare” di Gianfranco Rosi avrebbe superato di diritto tutti gli ostacoli. Ma in quel caso i votanti dell’Academy si trovarono spiazzati di fronte a un cinema del reale fin troppo innovativo per i loro standard.
TgCom24