In un mondo televisivo dove la televendita ha ormai perso la sua centralità mediatica, è bello ricordare uno straordinario personaggio televisivo come Guido Angeli, che è stato riconosciuto come il re delle televendite. Nato a Pescia il 14 marzo del 1931 e morto a Firenze il 18 luglio del 2008, Angeli è stato un rivoluzionario della pubblicità in italia, capace di creare degli spot leggendari (i più noti corredati dal celebre claim “Provare per Credere). Per ricordarlo si è scelto di pubblicare un’intervista di dieci anni fa (probabilmente l’ultima fatta al presentatore) di Alessandro Dell’Orto per Libero.
Guido Angeli c’è ed è in forma, provare per credere. «Grazie, anche se ho qualche acciacco. Ha fatto fatica a trovarmi, vero?».
Molta. Sembrava sparito nel nulla: nessun numero di telefono, nessun indirizzo. «In tv spaccavo il mondo, ma in realtà sono timido. E quando non sto bene mi chiudo a riccio. da un po’ che rifiuto interviste e ospitate tv, non per snobismo».
Motivi di salute? «A inizio gennaio mi hanno operato per l’ennesima volta al cuore. Negli ultimi 14 anni ho avuto qualche problema: prima un pace-maker, poi un arresto cardiaco, infine quest’ultimo intervento a Pisa, lungo ma decisivo. Mi ha salvato la professoressa Maria Grazia Bongiorni. Ora sto in campagna e mi riposo».
La gente la riconosce? «Mi indicano: ”Scusi, ma è Guido Angeli?”. E mi chiedono di fare il gesto provare per credere. Li accontento, poi commento: ”E io ancora oggi ci credo!”».
Buona questa, poi raccontiamo di Aiazzone. Intanto un passo indietro: lei ha avuto il boom a 50 anni, ma prima che faceva? «Ragazzo irrequieto, studio agraria e ho l’hobby del teatro. A 21 anni sono direttore di un mega complesso a Montecatini: cinema, teatro, mostre, night. Nel ”56 divento papà, sono stufo di sentire il profumo delle donne del night, mollo tutto e prendo un albergo a Forte dei Marmi. Intanto organizzo mostre di quadri ed entro nel giro dell’antiquariato».
Ed è la svolta. «Bravo. Un giorno mi chiama un amico gallerista di Milano, uno che vende quadri su Telemontecarlo, e mi chiede un favore: andare in tv al suo posto. Rido: ”Siamo matti?”. Insiste, freno, alla fine accetto: tre serate su Rete A».
Che anno è? «Il 1983. Inizia la trasmissione e parlo: bla bla bla. Un tizio urla: ”Chi è questomatto? Ma chi ce l’ha portato qui?”. Era il regista disperato: mi muovevo da una parte all’altra dello studio». L’hanno bloccata? «Macché, qualche minuto e sento altre urla: ”Andategli dietro che il telefono impazzisce: chiamano da tutte le parti”».
Un successone. «Rientro in albergo, mia moglie è agitatissima. ”Guido, ha telefonato 3 volte Berlusconi. Ti vuole parlare, dice che si ferma in ufficio fino alle 20 per aspettarti”».
Scusi, e come aveva avuto il numero? «L’ho scoperto solo qualche tempo dopo. Aveva chiamato in diretta: ”Sono Silvio da Arcore, rilancio per quel tappeto”. Si era aggiudicato l’asta per 25 milioni e alla consegna aveva chiesto tutti i dati”».
Intraprendente… Torniamo a lei. «Penso a uno scherzo, poi chiamo per curiosità ed è proprio Berlusconi: ”Per caso ieri ho acceso la tv e mi ha tenuto incollato davanti al video per 4 ore: non ha sbagliato un congiuntivo e non è ripetitivo. Lei è nato per la televisione”».
Cosa ha risposto? «’Dottore, se lo dice lei…”. Mi invita a mangiare e viene a prendermi il suo autista: ”Scusi, che ha combinato? da ieri che Berlusconi parla solo di lei!”. In ufficio l’incontro: ”Caro Angeli, quando mette e toglie gli occhiali rivedo Mike Bongiorno. Quando parla di pittura ha la stessa simpatia di Tortora. Quando mostra gli oggetti mi ricorda Giubilo. Ecco, tutti questi tre personaggi insieme non fanno lei”. Le offro un contratto».
Firmato? «Due volte, ma la prima sono rimasto a Rete A per una questione pubblicitaria, la seconda è saltato tutto all’ultimo momento: mi davano 1 milione e mezzo a puntata e ne erano previste 350…».
Un salto indietro. E all’incontro della sua vita: Giorgio Aiazzone. «Conducevo la trasmissione ”Accendi un’amica” su Rete A, contenitore quotidiano dalle 8 alle 15. Mi dicono che c’è un signore che aspetta, un certo Aiazzone. Lo incontro: ”Angeli, ho capito che lei fa per me: deve essere il simbolo della mia azienda”. Trattiamo e firmo. Primo problema: inventarsi uno spot».
Operazione difficile? «Difficilissima: per 48 ore ci scervelliamo, ma nessun risultato. Io parlo troppo e non sto mai nei 30 secondi a disposizione, non trovo il modo di essere accattivante, credibile e concreto in così poco tempo. Passa un pomeriggio, niente. Alle 19.30 del secondo giorno, stremato, mi viene d’istinto: ”Dite che vi manda Guido Angeli” e faccio il gesto delle mani: ”Provare per credere”. Sento un vassoio che vola, Aiazzone urla come un matto: ”Questo, è questo!!!!”».
Grande intuizione, grande successo. «La gente veniva da ogni parte d’Italia…». …isole comprese. «ahahah bravo, buona memoria. Veniva perché credeva in me: dietro lo slogan c’era molto di più, un rapporto di fiducia».
Le vendite si moltiplicano. «Su 100 nomi raccolti in diretta, 90 venivano e compravano». E Angeli-Aiazzone diventa la coppia d’oro. «Grande amicizia. A Giorgio viene la ”guidomania”, si veste come me e mi chiama sempre.Una volta squilla il telefono alle 3 di notte: ”Disturbo? Sono sotto casa tua con l’autista, ho bisogno di te. Mi fa salire sull’auto blindata e…».
…scusi, perché blindata? «Per tre volte avevano tentato di rapirgli i figli». Continuiamo. «Partiamo, mi porta in cima a Biella. C’è il diluvio, scende dalla macchina, alza le braccia al cielo cantando canti gregoriani, si rivolge ai fulmini e urla: ”Più forte, più forte!!”. Scena surreale, apocalittica».
Vero che le faceva regali costosissimi? «Ho sentito raccontare che mi avrebbe dato un tavolo da biliardo con le palle in oro. Bugia. Però un giorno, per il mio compleanno, arriva negli studi a Milano e chiama tutti fuori. Blocca la strada, entra nel bar vicino: ”Quanto volete per mandare via tutti e riservarci il locale?”. Paga, festeggiamo: ”Auguri Guido, ti voglio bene”. E mi mette in mano un regalino».
Cosa era? «Un Cartier d’oro». Mica male. Amicizia e affari, ma lei dopo quasi tre anni si stufa e se ne va. «Ero più popolare della Coca Cola e mi vergognavo. La gente mi fermava per strada, ricevevo centinaia di lettere al giorno e non ce la facevo più. Succedevano cose assurde, ho avuto il rigetto».
Un esempio? «Sono al mare, antivigilia di Ferragosto, chiama Aiazzone: ”Devi tornare: ci sono 6 km di coda, i vigili di 6 comuni disperati, tutti dicono mi manda Guido Angeli e poi pretendono di vederti. Arrivo, passo dal retro per evitare la folla che mi tocca e mi strappa i vestiti – e non scherzo, mi creda – e Giorgio chiede un favore: incontrare una signora siciliana che deve comprare i mobili per le figlie che si sposano, ma se non mi conosce non paga. La vedo arrivare, è vestita di nero e ha in mano un fazzoletto con dentro i contanti, mi fa il baciamano e inizia a urlare come una matta. Commovente, ma stressante. E ho mollato tutto».
Reazione di Aiazzone? «Prendeva tre pastiglie per dormire di notte, mi pressava. Poi, un giorno, mi invita a pranzo. ”Dobbiamo tornare insieme. Se io morissi cosa diresti in diretta tv?”. ”Ma sei scemo? Sei uno sbarbato, che strane idee hai?”. Mi dà appuntamento per la settimana dopo, ma mi invento un impegno e non vado perché so che mi farebbe cambiare idea. Quando capisce che non lo raggiungo, va a farsi un giro a Forte dei Marmi in aereo. Al ritorno, sotto un tornado, il terribile incidente che gli costa la vita. Aveva 39 anni». Lei come ha reagito? «Dolore, lacrime e qualche rimorso ripensando a quella sua frase…».
Premonizione? «Chi lo sa. Lui correva sempre, quasi come se la morte la cercasse. Certo, se fossi andato alla cena non sarebbe mai partito…».
Esposero la bara all’ingresso del mobilificio. «Settemila persone nel piazzale, gente che fa le condoglianze. E l’editore di Rete A mi chiede di fare un ricordo in tv».
Il famoso saluto in diretta. «Doveva essere di 5 minuti, è durato quasi un’ora. C’erano la sedia vuota e i canti gregoriani di sottofondo, i furbastri della regia mi hanno fatto commuovere e mi sono lasciato andare senza freni».
Angeli, cambiamo argomento: a ”Rete A” ha lavorato con Wanna Marchi e Maurizia Paradiso. «Wanna Marchi era geniale, peccato che alla fine si sia buttata via. Mi faceva impazzire quando in diretta urlava: ”E lei, avvocato, la smetta di chiamarmi alle 2 di notte”. Capito? Faceva finta di ricevere le telefonate di Agnelli e la gente ci credeva. Maurizia Paradiso invece si cambiava nel mio ufficio ed era sempre nuda».
Uomo o donna? «Era già operata. Si distendeva sulla scrivania e diceva: ”E ora Guido che facciamo?”. Imprevedibile».
Guido Angeli re delle televendite: mobili, ma non solo. Qualche magia storica? «Mi chiedono di promuovere pellicce: pronti via, vendo 400 capi».
Scusi, ma la magia quale è? «Era agosto!!! Finite le scorte di visone, mi invento la ”pelliccia di Angeli”. Dico: ”Ecco un capo accessibile a tutti che costa meno. Nutria, guardate che coloreeee. Perché rinunciare che…”».
Alt, non è uno spot e se non si ferma ne ordino una… «Ahahah. Di quelle poi ne ho vendute 2000». Ultime domande veloci. 1) La telepromozione migliore di adesso? «Mi piacciono quelle di Gerry Scotti». 2) Il personaggio tv? «Bonolis». 3) Dovesse arredare una casa oggi? «Andrei all’Ikea». 4) Ha paura della morte? «No. Temo la solitudine». 5) Chi vorrebbe riabbracciare? «Mio figlio Davide: è morto nel ”69 quando aveva 2 anni e mezzo. E naturalmente Giorgio Aiazzone». Cosa gli direbbe a distanza di 20 anni? «Giorgio, hai fatto un altro miracolo. Dove eravamo rimasti?». E con lui tornerebbe a lavorare… «Solo con lui. Sarebbe bello poter provare per credere».
Alessandro Dell’Orto, Libero 29/01/2007 (presente in Cinquantamila.it)