70 volte Arnold (Schwarzenegger)

70 volte Arnold (Schwarzenegger)

L’attore festeggia in famiglia, polemizza con Trump e sogna di tornare sul set. “Mi sento bene fisicamente, vado ancora in palestra, sollevo pesi, continuo a darmi da fare”

Con un cognome di primo acchitto quasi impronunciabile (ma oramai proverbiale e orecchiabile), il suo inglese con pesante accento austriaco dopo cinquant’anni di America, infanzia umile in un paesino alpino nella regione della Stiria in provincia di Graaz, chi avrebbe immaginato che questo figlio di un gendarme divenuto bodybuilder, attore, superstar, miliardario – grazie anche ad astuti investimenti nel campo immobiliare-edilizio – sarebbe pure diventato governatore della California? Se Arnold Schwarzenegger non fosse nato in Austria molti esperti politologi affermano che sarebbe diventato quasi di sicuro presidente degli Stati Uniti. Arnold compie 70 anni il 30 luglio, ma ha ancora la tempra di un giovane, e c’è chi ancora inneggia a un emendamento a quel “desueto” codice costituzionale che vieta la corsa alla presidenza Usa per i nati all’estero.

La maschera storica di Conan e Terminator (1984 il primo film, il più recente, Terminator Genesi, è del 2015, e forse ne farà un altro con James Cameron) non se la prende. Se la prende semmai con Donald Trump e la sua politica anti-ambientalista. Perché bisogna sapere che se Schwarzenegger è un repubblicano iscritto, ha certe vedute molto “liberal” e non poco ha fatto nei suoi anni di governatorato per rendere la California sempre più “green” e all’avanguardia nella politica del riciclabile, rinnovabile, sostenibile e nella battaglia contro il global warming e l’effetto serra. Non a caso è apparso a Cannes a fianco di Jean Michel Cousteau per promuovere il documentario ambientalista Wonders of the Sea 3D di cui è narratore e produttore.

Nel 2006 il governatore Schwarzenegger firmò una legge che avrebbe poi condotto alla creazione dell’unico sistema di controllo per ridurre i gas serra e promuovere le auto ibride o elettriche a emissione zero. Una “missione” per lui. “Il diniego del presidente Trump sul global warming e le sue ripicche  ai vertici mondiali sull’inquinamento non ci fa onore” dice Schwarzenegger, energia da vendere e muscoli ancora intatti, al termine delle riprese del thriller Killer Gunther (c’è anche un repechage di Conan, suo altro storico cavallo di battaglio, nel prossimo futuro). “Bisogna che repubblicani e democratici si decidano a lavorare insieme su questi temi. Credo che il mio lascito politico migliore, oltre alle leggi sull’ambiente in California, sia proprio il mio sforzo che ho sempre fatto per far comunicare le due maggiori controparti politiche. Senza dialogo non c’è progresso.”

Si può ridere quanto si vuole su “Ah’nold” (scherzo americano sul modo in cui egli stesso pronuncia il suo nome) o su “Shwarzy”, come dicono in Italia, ma l’ex figlio di gendarme e Mister Universo, quel bandolo di muscoli e recitazione da stoccafisso (“I’ll be back” il massimo della sua espressività) di strada ne ha fatta. Ha sposato perfino bene: nella famiglia Kennedy, con la giornalista Maria Shriver (nipote di John, Bob e Ted Kennedy), con la quale ha avuto quattro figli e dalla quale si è separato (è stata lei a mollarlo) subito dopo la fine del governatorato della California. Unico scandalo di rilievo (troppe corna alla moglie, e un figlio biologico ma nascosto avuto con la badante brasiliana) nella sua virtuosa avventura di vita.

Terminator compie 70 anni e festeggerà in famiglia. “Compleanno coi miei figli e un sano prosit alla salute di tutti noi” dice Schwarzenegger. “E vorrei tanto cogliere l’occasione per ricordare a tutti di essere un po’ meno egoisti, di pensare sempre agli altri. Ho pensato anche a me stesso in questi ultimi anni: mi sono sempre considerato e forse celebrato, fin troppo, come l’emblema di quello che si è fatto da solo, dell’uomo di successo venuto dal nulla, esempio di una vicenda umana che solo in America potrebbe accadere. Non che neghi tutto, ma non credo più al concetto di self-made man, credo anzi sia un mito da sfatare”.

Questo vuole essere il “lascito” di Schwarzi settantenne. Ne ha perfino parlato agli studenti dell’Università di Houston, nel corso dell’ennesima laurea honoris causa. “La verità è che non sarei nulla senza l’aiuto dei miei genitori, dei miei insegnanti, dei miei amici e soci e di gente che mi ha riempito di ispirazione. L’ambizione è effetto dell’ispirazione, la mia ambizione s’è accresciuta con le esperienze, non è innata. Io vorrei ricordare a tutti che qualsiasi cosa facciate non pensiate solo a voi stessi, ma al tutto. Non pensato all’io: pensate al noi. Il noi mi è sempre più caro adesso che sto per compiere 70 anni. Io non sarei nulla senza un pubblico che per miracolose congiunzioni mi ha amato”.

Schwarzy parla sempre con quella sua parlantina a briglie sciolte, molto loquace, quasi logorroico: “È buffo: quando ero giovane vedevo gente di 50 anni e mi sembravano vecchi bacucchi. Invece adesso io mi sento ancora giovane. Non concepisco che mi si veda vecchio. E se qualcuno lo pensa guai a dirmelo.  Mi sento bene fisicamente, vado ancora in palestra, sollevo pesi, continuo a darmi da fare, specie col mio istituto fondato in partnership con l’università di Usc, lo Schwarzenegger Institute per Studi politici internazionali e ricerca sull’ambiente. Continuo a lavorare su questo fronte, con un Terminator ogni 15 anni, e mettetici pure qualche Conan o magari un Expendables. Sono felice così”.

Silvia Bizio, La Repubblica

 

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