Lodovica Comello: «Da bambina volevo fare la veterinaria, Violetta mi ha dato tutto»

Lodovica Comello: «Da bambina volevo fare la veterinaria, Violetta mi ha dato tutto»

Con oltre 3 milioni di follower su Facebook, altri 2 su Instagram e oltre 1 su Twitter, Lodovica Comello può davvero considerarsi soddisfatta della sua estate, all’insegna del singolo 50 Shades of Colours, un inno alla gioia finale per le tappe del tour #Noi2 che l’ha portata in giro per l’Italia fino ad arrivare al Giffoni Film Festival.

Lì ha incontrato i suoi ragazzi, il suo pubblico, quello che ha iniziato a seguirla fin dai tempi di Violetta e che non l’ha più lasciata. I progetti in cantiere però sono tantissimi: in attesa di tornare al cinema il 31 agosto come voce narrante del poetico documentario La principessa e l’aquila, è attualmente sul set di Poveri ma ricchissimi, il film di Natale di Fausto Brizzi, sequel della commedia con Christian De Sica.
Qual è stata l’emozione che ti ha fatto tremare le ginocchia quest’anno?
«Il Festival di Sanremo: dietro le quinte mi sentivo una fan, vedevo passare tutti i miei miti musicali eppure si respirava un’incredibile aria di festa».
Fa più paura un live in solitaria o un concerto come il Wind Summer Festival?
«Alle esibizioni da sola ci sono abituata, ma a una di gruppo in piazza del Popolo a Roma accanto ad artisti affermati no. Mi dicevo: Ma io cosa ci faccio qua?. Poi ho preso un bel respiro e ho detto: Ok, divertiamoci».
Ha sempre saputo di volersi esibire?
«A 6 anni avevo già le idee chiare, volevo fare la cantante, ma prima invece ero convinta di diventare veterinaria, avevo tanti animaletti in casa e mi piaceva accudirli. A un certo punto il sogno si è evoluto e volevo fare l’etologo per studiarli nel loro ambiente naturale e già m’immaginavo tra gli elefanti nella savana».
Da Violetta al film di Natale: che salto!
«I meccanismi restano gli stessi ma il tipo di recitazione l’ho dovuta adattare, aggiungendo un po’ di sobrietà rispetto alla soap argentina».
Ha avuto paura di restare incastrata da Violetta?
«So che da Violetta è iniziato tutto e le devo tanto, ma quando è finita, ho vissuto un momento di grande indecisione sul futuro, per fortuna è arrivata la telefonata magica per Italia’s got talent».
Cosa ricorda del periodo argentino?
«Soprattutto la prima settimana di panico: nonostante i mesi di lezioni di spagnolo, per imparare i copioni con il vocabolario accanto ci mettevo il quadruplo del tempo e temevo di deludere le aspettative. Poi ho abbracciato la sfida ed è stato incredibile. Non mi sono mai pentita di aver partecipato, Violetta la porterò sempre nel mio cuore».
Cosa la rende felice?
«Tornare a Udine a casa dei miei genitori, dove posso coccolare la mia nipotina piccolissima che amo alla follia e dove mi faccio riempire di cibo Nonostante tutti i viaggi, i progetti e i palcoscenici, resto sempre quella di una volta e so che dentro di me non è cambiato nulla».

Ludovica Comello

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