La gara per i diritti tv della Serie A andata deserta e l’interesse di Tim

La gara per i diritti tv della Serie A andata deserta e l’interesse di Tim

Il pacchetto C, che concedeva i diritti per la trasmissione delle partite via web di otto squadre, prevedeva una base d’asta troppo impegnativa per il gruppo telefonico. La partita per la Champions League aggiudicata da Sky per 800 milioni

Una gara andata deserta. Un bando per piattaforme (e per prodotto) redatto dalla Lega Calcio a giugno scorso, con la consulenza dell’advisor Infront. Era circolato l’interesse di Tim per i due pacchetti C1 e C2 relativi ai diritti di trasmissione della serie A sul web per i prossimi tre anni. Ciascuno con quattro squadre, tra cui Inter, Milan, Napoli e Juventus (ma non Roma, Lazio e Torino). Pacchetti, da 200 milioni di euro come base d’asta nel loro complesso, che concedevano, a chi se li aggiudicava, di poter trasmettere tutte le partite di campionato di queste otto squadre. Per le restanti 12 sarebbe servito un assegno di almeno altri 400 milioni di euro, per aggiudicarsi il cosiddetto pacchetto D, venduto in esclusiva sul web e sulle altre piattaforme (satellite e digitale terrestre). Fonti vicine all’amministratore delegato uscente di Tim, Flavio Cattaneo, rivelano che la gara, per come è stata concepita, non ha mai avuto un appeal tale da interessare i vertici del gruppo telefonico. Una cifra giudicata sproporzionata, in un Paese in cui non c’è ancora una tradizione consolidata di fruizione delle partite di calcio via Internet.

Semmai l’interesse c’era, eccome, per i diritti in esclusiva della Champions League e dell’Europa League dal 2018 al 2021. Ad aggiudicarseli, a giugno, Sky con un’offerta da quasi 800 milioni in un triennio che vedrà quattro squadre italiane nella massima rassegna continentale ed altre tre in Europa League. Fonti vicine al dossier raccontano però la riluttanza del socio francese Vivendi, che non intendeva svenarsi in una guerra al rialzo contro l’emittente riconducibile a Rupert Murdoch. Soprattutto perché sarebbe servito, nel caso, un accordo con Mediaset (di cui Vivendi è secondo socio, poco sotto il 30%), che invece ha deciso di andare da sola alla gara bandita dall’Uefa uscendone sconfitta. La strategia del Biscione avrebbe pertanto convinto il manager in uscita da Tim a fare un passo indietro. Certo è interessante l’attivismo delle telco verso il mondo del calcio. Ritenuta la killer application per intercettare volumi impressionanti di investimenti pubblicitari.

Fabio Savelli, Corriere della Sera

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