Crimine, sesso, Bitcoin e Miami sullo sfondo: una serie tv cult con un produttore italiano
5 motivi per guardare StartUp
La storia. StartUp è la prima serie che gira attorno all’universo affascinante (e un po’ oscuro) delle cryptovalute come il Bitcoin. I dialoghi tra i protagonisti, volendo, funzionano anche da tutorial per chi ancora non avesse ancora capito a diavolo serve una moneta virtuale e perché – tanto per dire – un Bitcoin oggi vale più di 2000 euro. Non sarà la tv pedagogica del maestro Manzi, ma funziona.
La storia/2. Ma non c’è solo il Bitcoin. StartUp è soprattutto un viaggio tra le ombre, che si muovono sullo sfondo del nuovo capitalismo americano, dove si intrecciano algoritmi e finanza spregiudicata.
I protagonisti. Dal punto di vista narrativo, la serie è un gioco a 4 tra Martin Freeman, Adam Brody, Otmara Marrero, Edi Gathegi. E sono uno più bravo dell’altro, anche se Martin Freeman, nel ruolo del poliziotto dell’FBI corrotto e psicopatico, alla fine giganteggia. E se non ottiene almeno una nomination Emmy, vuol dire che a Hollywood ce l’hanno con gli inglesi.
I luoghi. Si svolge tutto a Miami: la metropoli scintillante, di cui però vediamo l’altra faccia. La produzione non ha badato a spese, ricostruendo slum e affittando alcune tra le ville più belle della città. E non mancano palmizi e alligatori.
I produttori. StartUp è stata scritta dal talentuoso Ben Ketai, regista del sequel di 30 giorni di buio e autore di Chosen e di alcune web-series di successo (The Resistance). Il deus ex machina è invece quello Variety definisce “il celebre produttore di Hollywood, Gianni Nunnari”. Romano de roma, classe 59, da anni vive negli Usa, dove ha prodotto kolossal come 300, Dal tramonto all’alba e Silence di Martin Scorsese. StartUp è la sua prima serie tv e ci si è messo davvero d’impegno.
Eugenio Spagnuolo, Panorama