Via il tetto agli stipendi: sospiro di sollievo per le 41 star della Rai

Via il tetto agli stipendi: sospiro di sollievo per le 41 star della Rai

Il cda approva un piano che salva i cachet degli artisti. Ma li taglia del 10-20 per cento

Gli stipendi delle 41 star Rai sono salvi. O quasi salvi. Viene data una «limatina» qua e là, per salvare la apparenze, ma sostanzialmente i livelli di cachet restano alti.
Per Fabio Fazio, Antonella Clerici, Carlo Conti, Bruno Vespa si tratta di lasciare nelle casse della tv di Stato decine di migliaia di euro, ma non milioni di euro, come prospettava la norma votata in Parlamento. Insomma, è finita a tarallucci e vino, come si conviene in Italia. Si è chiusa così ieri in Consiglio di amministrazione, con l’approvazione all’unanimità, la lunga vicenda sulla questione del tetto agli stipendi varata a ottobre 2016 che prevedeva un compenso massimo di 240.000 euro annui per tutti i dipendenti Rai, collaboratori e artisti compresi. Una norma stringata, pasticciata, populista, che ha dato origine a un lungo confronto tra la Rai medesima e gli organi dello Stato preposti. La tv di Stato, che resta sempre un’azienda che si deve confrontare con il mercato, temeva di perdere i suoi volti più conosciuti, che non avrebbero accettato di vedersi decurtare i compensi del 70-80 per cento e avrebbero cercato di migrare verso altre aziende. Per avere un’idea basta pensare che Fazio percepisce 1.800.000 euro all’anno e si sarebbe dovuto accontentare di sole 240.000. Insomma, per trattenere le star e nel contempo dare una segnale al parlamento e all’opinione pubblica indignata per i compensi alti in periodo di crisi, il cda ha elaborato un piano che prevede la deroga per le star al tetto e in contemporanea un taglio lineare per tutti coloro che superano la soglia che varia dal 10 al 20 per cento. In progressione rispetto allo stipendio: in sostanza si avvicina al 20 chi percepisce di più.
Ma come si decide chi è degno di superare il tetto? Il cda, sulla base del piano elaborato dall’ex dg Antonio Campo dall’Orto e presentato in cda dal debuttante dg Mario Orfeo (che ha espresso grande soddisfazione per la soluzione trovata), ha elaborato dei criteri alquanto elastici. E cioè si è stabilito che a deciderlo saranno i vertici di viale Mazzini con «buon senso». Ad avere diritto alla deroga («con adeguata motivazione») saranno i compensi per le prestazioni di natura artistica, per i programmi che consentono una importante raccolta pubblicitaria e per le trasmissioni considerate di alto valore (per esempio la serata dedicata a Falcone e Borsellino). Insomma, in sostanza nella deroga potranno rientrare tutti i professionisti, una quarantina, che sforano il tetto. Ora partiranno le trattative per coloro che sono in scadenza di contratto. In primo luogo, come detto, Fazio (contratto scaduto a giugno), che aveva detto chiaramente di trovare indegno il trattamento riservato a lui e alle altre star («siamo un valore e non un peso per l’azienda»), e aveva fatto balenare l’idea di andarsene. Ora bisognerà vedere se accetterà di perdere una cifra che si aggira tra i 180 e i 360mila euro, anche se per lui il discorso è più ampio, riguarda anche la posizione dei suoi programmi nei palinsesti di Raiuno. Questione complicata anche per Bruno Vespa, giornalista e non artista tout court, il cui contratto prevede un massimale di 1.800.000 in base al numero delle puntate presentate. Il suo programma, Porta a porta, è un ibrido tra informazione e intrattenimento. E pare che così verrà valutato, tenendo in considerazione «l’elaborazione del racconto» (così recita un passaggio del piano) e garantendogli così un alto stipendio. Tra i volti più pagati dovranno trattare le riduzioni Antonella Clerici, Carlo Conti, Massimo Giletti, Luciana Littizzetto, Giancarlo Magalli, Amadeus. Invece il futuro di Insinna in Rai non è ancora chiaro, essendo Affari tuoi fermo ai box.
Se il cda ha cercato di trovare una soluzione al rebus, fuori dalla Rai continuano le bordate: per primo come sempre Michele Anzaldi, deputato Pd, che accusa i vertici di disattendere la volontà del Parlamento. Accusa sostenuta anche da Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati. Sulla stessa linea i deputati del Movimento 5 Stelle. I quali, tramite il capogruppo Roberto Fico chiedono anche che la scelta del nuovo direttore del Tg1, al posto di Orfeo diventato dg, venga fatta attraverso il «job posting interno» con «la massima trasparenza». In pole position c’è Andrea Montanari, attuale direttore del Giornale Radio, al cui posto andrebbe Gerardo Greco.

Il Giornale

Torna in alto