In sala dall’8 giugno Quando un padre, nel cast anche Dafoe
Il sogno americano, quello incarnato oggi da Donald Trump, portato avanti con tutta la forza del giusto e pragmatico cinismo, e poi la paternità impossibile da vivere per quello stesso sogno. Tra questi due poli si sviluppa ‘Quando un padre’, debutto alla regia di Mark Williams, in sala dall’8 giugno con Eagle Pictures, con Dane Jansen (Gerard Butler) spietato cacciatore di teste, che per anni ha lavorato diciotto ore al giorno per dare alla sua famiglia la giusta ricchezza. E questo, ovviamente, a scapito della sua presenza in casa.
Perennemente in gara in un’azienda di recruitment dove chi si ferma è un loser e viene licenziato in poche ore, Dane ha come capo un vero e proprio squalo senza sentimenti come Ed (Willem Dafoe) elegante e pronto ad aprire il suo liquore al cobra per la prossima grande occasione. Appena iniziata una gara, per la carica di vicepresidente, con la sua collega Lynn (Alison Brie), altrettanto cinica e senza scrupoli, a Dane cambia però d’improvviso la vita perché suo figlio Ryan (Max Jenkins) di dieci anni si ammala gravemente. A questo punto diventa tutta una questione di priorità. Cosa conta di più, il benessere per lui, sua moglie Elyse (Gretchen Mol) e i suoi figli o dedicare un po’ di tempo a quel figlio appassionato di architettura che ha sempre trascurato? Un canovaccio, quello di ‘Quando un padre’, non certo nuovo e che mescola il ritmo del capitalismo selvaggio e del mondo del lavoro con i sentimenti e la commozione.
“Semplice, elegante, classico. Un film come si faceva una volta. Un dramma familiare che si scontra con i dilemmi esistenziali di ogni essere umano. L’obiettivo è sempre stato quello di rispettare i personaggi e il mondo in cui vivono” così spiega la sua opera prima Mark Williams, già produttore di film come Flawless e The accountant. E ancora il regista: “Volevo catturare la vera essenza delle voci presenti nel film, senza artifici tecnici o altro, ma, allo stesso tempo, dare appeal e un taglio commerciale al prodotto finale”. Per quanto riguarda la società di recruitment il regista, pur calando i personaggi in contesti e sfide riconoscibili dal pubblico, si è avvalso dell’esperienza personale dello sceneggiatore Bill Dubuque in una società di cacciatori di teste, cosa che ha dato un forte senso di autenticità ai dialoghi.
ANSA