Riusciranno gli organizzatori a battere la mafia dei portagente che ha ridotto da tempo Napoli a piazza secondaria anche sul fronte del nightclubbing? La scommessa del «Mates festival» sta tutta qui: cinquemila biglietti smaltiti in prevendita per la tre giorni in programma da oggi a sabato nell’ippodromo di Agnano, un cast di superdj e di «giovani star per giovani», con contorno di dibattiti, «panel», street art, spazi per il gaming. Basterà a garantire l’applauso del pubblico pagante senza richiedere l’intermediazione dei pr il richiamo di Bob Sinclair e dei trapper Izi e Sfera Ebbasta (in cartellone oggi); degli ex Swedish House Mafia Axwell e Sebastian Ingrosso e dei Daddy’s Groove (domani); dei The Kolors (sabato)? Basteranno a replicare sul versante sonico juniores il modello del «Comicon» gli incontri con gli youtuber Mates (pura ominimia), il campione Nba Marco Belinelli, il prezzemolino Salvatore Esposito (il Genny Savastano di «Gomorra – La serie», gli scapocchioni Pio e Amedeo?
Al botteghino l’ardua sentenza. Intanto, si godono l’attesa del loro «primo concerto napoletano, anche se non sarà un vero concerto, ma un assaggio, un pugno di canzoni», The Kolors, terzi nella classifica dei dischi più venduti della settimana con il loro nuovo album «You».
Chi di «Amici» ferisce, Stash, di «Amici» perisce: prima di voi in hit parade ci sono Riki, secondo classificato del talent show appena concluso, e gli altri due finalisti, Thomas e Federica.
«È giusto che sia così», spiega Antonio Fiordispino, leader del trio campano, di passaggio dalla redazione de «Il Mattino»: «Anche a noi successe con Out, poi, però, il fenomeno non si sgonfiò, anzi… Eravamo andati oltre la maledizione del talent show, forse perché venivamo dalla gavetta, eravamo una band e, perdipiù, cantavamo in inglese, insomma evitavamo tutti gli stereotipi del genere».
Ora, però, le duecentomila copie vendute di «Out» diventano un exploit difficile da imitare per il nuovo «Out».
«Lo sarebbe, ma noi consideriamo quei numeroni come un incidente di percorso che ci ha dato possibilità inattese. Se il disco ha una grafica curata da Sergio Pappalettera, che ha lavorato persino con Pino Daniele, se abbiamo collaborato con il rapper Gucci Mane e i Daddy’s Groove che ritroveremo al Mates festival dove giocheremo entrambi in casa, ma anche con gli ex Oasis Andy Bell e Gem Archer, lo dobbiamo a quel successo insperato. Ma, io, Alex, che è mio cugino di sangue, e Dani, che è mio fratelli di spirito, siamo rimasti gli stessi che erano stati scelti come resident band alle Scimmie, un locale sui Navigli di Milano: detta così è una cosa figa, ma lo era meno quando il martedì sera dovevamo suonare per tre persone che non ci filavano nemmeno di striscio… Ecco, il nostro vero esame l’abbiamo fatto in quelle serate».
Ora arriva la prova del nove del live.
«Non vediamo l’ora. Ad Agnano sarà un antipasto, il 16 agosto ci esibiremo tra i templi di Paestum».
Una cornice storica, che ha ospitato concerti storici. Io ci ho visto persino Dylan.
«Ecco, allora meglio che non vieni a vederci, ci stiamo ancora facendo le ossa noi».
Una gavetta di successo, in cui chiamate in causa i Pink Floyd, gli Xtc, persino Orwell.
«Sono tutti nomi più grandi di noi. Ai primi guardiamo in almeno un pezzo dal sapore psichedelico, sempre nell’ambito del nostro sound, secco, funk, pop. Ci sono nostri fans che stanno scoprendo il gruppo di Drumx and wires solo perché lo abbiamo citato in qualche intervista: mi sembra un bel risultato. Il terzo, con un libro come Il grande fratello ispira la nostra riflessione sul rischio di prendere troppo sul serio, o se si preferisce alla leggera, i social network. Noi, che pure in quel mare sguazziamo, avvertiamo la nostra generazione: non è tutto oro quel che luccica sul web, anzi».
Chiudiamo con il «Mates festival»?
«Sì: speriamo di incontrare dietro le quinte Izi, per fargli i complimenti e per chiedere chi è Liberato: l’abbiamo visto sul palco del Mi ami con Calcutta, Priestess e Shablo intonare 9 maggio. Magari ci dice la verità sul caso del momento».
Il Mattino