Nicole Kidman regina di Cannes “Recito ancora per passione”

Nicole Kidman regina di Cannes “Recito ancora per passione”

Due maestri scendono in campo e dividono la platea del Festival. Michael Haneke presenta Happy End, Yorgos Lanthimos The Killing of a Sacred Deer e la Croisette si confronta con storie estreme, provocatorie, disturbanti. Il regista austriaco, vincitore di due Palme d’oro, punta alla terza mettendo in scena l’anima nera della borghesia, protagonisti Jean-Louis Trintignant e Isabelle Huppert padre e figlia in una ricca villa di Calais, concentrati sui conflitti familiari e insensibili ai migranti in transito. «Racconto la nostra società autistica: siamo bombardati da informazioni che non incidono davvero nella nostra vita», spiega Haneke. Lanthimos affronta con il consueto stile simbolista e crudo i temi del sacrificio e della vendetta raccontando le conseguenze devastanti di un errore compiuto dal chirurgo Colin Farrell. «Il mio cinema indaga l’essere umano e i suoi contrasti interiori», dice il regista. Ma è Nicole Kidman, che interpreta la moglie del medico, a monopolizzare l’attenzione del Festival che la vede protagonista di ben quattro film. «E’ un puro caso», spiega l’attrice australiana. «Lavoro tanto perché cerco sempre nuove sfide. Ho mantenuto la stessa curiosità che avevo all’inizio della carriera. Quando un progetto mi convince, mi ci butto a capofitto. E la sceneggiatura di Lanthimos mi ha letteralmente ipnotizzata».

METAMORFOSI. I lunghi capelli biondi, il viso finalmente depurato dal botulino che l’aveva trasformata nella maschera di se stessa, Nicole racconta la sua condizione di diva spericolata, pronta a trasformarsi in una regina punk nel film How to talk to girls at parties proiettato a Cannes fuori concorso, nella moglie borghese di Farrell, in una guru spirituale nella serie di Jane Campion Top of the Lake: China Girl, altro hit di Cannes, in una istitutrice ottocentesca per Sofia Coppola in The Beguilded – l’inganno che passa domani in concorso. «Non ho paura di prendere dei rischi. Quando scelgo un lavoro, sono mossa dal desiderio di cambiare», racconta Kidman, 50 anni tra un mese. «Ma tengo distinta la mia vita di attrice dalla famiglia. I miei figli non vengono a trovarmi sul set e non vedono i miei film. Non vedranno nemmeno The Killing of a Sacred Deer che ho interpretato lasciandomi andare, come mi aveva chiesto il regista». La passione per il cinema, racconta infervorata, è nata quando da adolescente vide Arancia meccanica di Kubrick: «Fu una folgorazione, da allora sono diventata cinefila e ho deciso di recitare superando ogni volta i miei limiti».

DILEMMI MORALI. Nel giorno di Nicole e dei maestri, riceve applausi alla Quinzaine un altro film italiano: L’intrusa del napoletano Leonardo Di Costanzo che, guardandosi bene dallo sfruttare l’onda lunga di Gomorra, vince la scommessa di raccontare la criminalità senza mai mostrarla. La vicenda, interpretata da Raffaella Giordano e Valentina Vannino, si svolge in un circolo ricreativo per ragazzi di un quartiere a rischio di Napoli dove un giorno trova riparo la moglie di un killer camorrista. E la generosa animatrice del centro deve decidere se darle ospitalità, dato che è in pericolo, oppure cedere alle proteste dei genitori contrari a quella presenza pericolosa per tutti. «Nel botta e risposta con il pubblico dopo la proiezione, qui a Cannes, nessuno mi ha chiesto di Napoli: sono felice, significa che ho raccontato una storia universale», spiega il regista. «Nei miei film non sfrutto mai la mia città, me ne servo per raccontare la condizione umana, in particolare i dilemmi morali che attanagliano le persone in qualunque contesto, a qualunque latitudine».

Il Messaggero

Torna in alto